“Nomi in lingua italiana cancellati dai cartelli sui sentieri di montagna dell’Alto Adige. Questa forzatura e proprio nei mesi in cui c’è un imponente afflusso di turisti da ogni regione d’Italia nelle valli della Provincia di Bolzano deve cessare. Non è solo sporcata l’immagine turistica di un territorio che è preziosamente originale ed ammirato proprio perché plurale e plurilingue, ma anche la dignità degli italiani che in Alto Adige ci vivono (minoranza a livello locale, il 26% dalla popolazione) e pretendono di vedere posta la propria lingua e la propria cultura alla pari rispetto a quella delle minoranze linguistiche a livello nazionale tedesca e ladina. Apprezzabile la denuncia arrivata dal presidente del Cai Alto Adige Carlo Zanella che sia pur senza infiammare artificialmente il dibattito punta l’indice sulla consorella di lingua tedesca Alpenverein che ancora fatica a garantire ovunque sui tracciati di montagna, dove garantisce la manutenzione, la segnaletica bilingue.
È anche una questione di sicurezza: in montagna ci si deve orientare e il primo elemento di orientamento sono proprio i nomi delle località. Omettere le dizioni in italiano è irresponsabile e pericoloso per la sicurezza. Non possono che lasciare interdetti in questo contesto le dichiarazioni del presidente dell’Alpenverin Georg Simeoni per cui sui cartelli non c’è sempre posto per mettere le indicazioni anche in italiano… incredibili e con il gusto della sfida. Così come che sempre Simeoni dica che non basta che adesso ci siano i turisti cinesi per mettere in Alto Adige i cartelli in montagna anche in cinese. Gli Italiani non sono cinesi, in Alto Adige sono a casa loro, lo stesso statuto di autonomia (di rango costituzionale) riconosce tre gruppi linguistici ponendoli alla pari, italiano, tedesco e ladino. Non cinese. La questione sarà oggetto di iniziative politiche a livello parlamentare per sollecitare la giusta attenzione al rispetto linguistico di tutte le comunità linguistiche, compresa quella italiana, insediate in Alto Adige”.
Lo ha dichiarato Alessandro Urzì, deputato di Fratelli D’Italia di Bolzano.