“Con la comparsa degli orsi anche in provincia di Bolzano e l’avvistamento di un esemplare a ridosso dei centri abitati in Val Venosta irrompe anche a nord del Trentino occidentale (dove la presenza dei plantigradi è fortemente consolidata) il tema del contenimento di questi esemplari in un numero sostenibile non solo dall’ecosistema ma anche dai livelli di antropizzazione del territorio. La riforma dello Statuto di autonomia in via di approvazione in Parlamento concederà margini di intervento maggiori sul fronte degli interventi di pubblica sicurezza pubblica in capo alle Province autonome di Trento e Bolzano, ma le popolazioni alpine hanno la consapevolezza che questo non sarà sufficiente se non si interverrà a livello europeo sui livelli di tutela degli orsi selvatici, che ad oggi impediscono ogni contingentamento.
I territori di montagna in Trentino Alto Adige sono come li conosciamo, ossia attrattivi per il turismo, sede di imprese economiche che sostengono l’ambiente come la pastorizia e l’allevamento solo perché gli uomini hanno potuto utilizzare in modo sostenibile il territorio evitandone l’abbandono e curandolo.
I grandi predatori (va ricordato, reintrodotti artificialmente) stanno mettendo in discussione tutto questo equilibrio. Sinora l’Alto Adige ne era rimasto immune. Oggi non può più dirsi tale. Il dibattito dovrà essere franco e oggettivo, senza condizionamenti di un ambientalismo da salotto cittadino, che deve calarsi invece nella vita quotidiana delle genti di montagna per capirla e difenderla”.
Così Alessandro Urzì, deputato e coordinatore regionale di Fratelli D’Italia del Trentino Alto Adige.