Altra vittoria del governo in Europa: il nuovo patto sui migranti tutelerà l’Italia

L’Europa cambia marcia sui migranti: è stato raggiunto ieri un accordo tra Parlamento e Consiglio europeo affinché l’Unione si doti di una nuova legislazione in tema di accoglienza, rimpatri e diritto d’asilo. L’accordo, basato su cinque nuovi regolamenti per la gestione dei flussi migratori, sblocca finalmente uno stallo che persisteva da dieci anni, da quando insomma ci si rese conto che la legislazione vigente non era più capace di gestire i copiosi flussi che arrivavano in Europa. “Il Patto – ha dichiarato Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, in una nota – è il frutto di lunghe trattative in cui l’Italia ha sempre svolto un ruolo da protagonista per affermare una soluzione di equilibrio che non facesse più sentire soli i Paesi di frontiera dell’Ue, particolarmente esposti alla pressione migratoria”. Maggiori aiuti, quindi, per i Paesi di prima accoglienza come l’Italia: il patto prevede, nel nuovo regolamento sulla gestione dell’asilo, un meccanismo di solidarietà, un fondo a cui ogni anno tutti gli Stati membri dovranno contribuire obbligatoriamente scegliendo se farlo tramite contributi finanziari o ricollocamenti. L’entità del contributo sarà calcolato in base alla popolazione e al Pil del Paese e si fissano dei criteri minimi per il contributo: 30 mila ricollocamenti o 600 milioni di euro: sarà poi il singolo Stato con quale modalità intervenire, non escludendo la possibilità di un contributo misto. Negli altri regolamenti sono previste inoltre misure per una più rapida identificazione, che comprenderà anche procedure accelerate per dotare i processi di maggior continuità; si prevede una normativa comune per la concessione e la revoca del diritto di asilo di internazionale. Inoltre, sono previste anche procedure di sospensione temporanee per fronteggiare ondate di migranti favorite da Paesi terzi ostili o da attori non statali per destabilizzare l’Unione.

I nuovi regolamenti, insomma, sono una svolta storica per l’intera comunità europea e si nota forte l’ingerenza italiana negli accordi. Dopo dieci anni di trattative, infatti, anche grazie al lavoro del governo Meloni sul tema, si è arrivati a una legislazione di solidarietà obbligatoria tra Stati che, così, non lascia indietro i Paesi che si troveranno a fronteggiare per primi i flussi migratori. “Questo patto – dichiara Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea – garantirà che gli Stati membri condividano gli sforzi in modo responsabile, dimostrando solidarietà nei confronti di chi protegge le nostre frontiere esterne e prevenendo l’immigrazione clandestina nell’Ue”. Nell’accordo si riduce anche la responsabilità dei Paesi di ingresso sui richiedenti asilo che poi sceglieranno di trasferirsi irregolarmente in altri Paesi: responsabilità ridotta a 20 mesi, a un anno invece per chi arriva dal mare. Un buon riconoscimento, insomma, per i Paesi, come l’Italia, che si impegnano in prima linea nell’accoglienza.

L’ingerenza del governo italiano si è fatta sentire, com’è chiaro, in tema di difesa delle frontiere e sulla lotta ai trafficanti di essere umani, ma c’è dell’altro: nei regolamenti si introduce la figura del “Paese terzo sicuro”, sul modello dell’accordo tra Italia e Albania. Insomma, il nuovo patto europeo è una vera vittoria per l’Italia, ma non mancano le critiche di ONG e sinistra, le quali temono che il risultato dell’irrigidimento della normativa sarà solo quello di uno spostamento dei flussi verso altre regioni, con la conseguente perdita di altre vite. Critiche ideologiche, però, come chiaramente si intuisce quando le stesse ONG ritengono il patto “un pericoloso cedimento ai partiti di destra europei”. Non a caso, arrivano elogi anche dall’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati: “Il Patto rappresenta un’opportunità per garantire un approccio globale, ben gestito e prevedibile all’asilo e alla migrazione”. Insomma, l’Unione europea finalmente si dota di un regolamento che tutelerà di chi può entrare ma sarà duro con chi, invece, specula sulle vite umane: ancora una volta, il governo italiano fa scuola in Europa.

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