“Ci troviamo di fronte a un benefattore dell’umanità: Amazon ha registrato 44 miliardi di euro di vendite nel 2020, ma registra perdite per 1,2 miliardi di euro. Il che ha permesso di pagare zero imposte mentre per gli anni precedenti risulta che il Lussemburgo, Stato Ue, abbia riconosciuto un credito d’imposta per 250 milioni di euro. Quanto emerge nell’inchiesta di The Guardian è una storia di fiscalità iniqua che diventa inaccettabile se si considerano le tasse che le piccole e medie imprese italiane pagano anche in questa fase pandemica che le costringe alla chiusura e a perdite verticali di fatturato. Una storia che suscita disgusto se si valutano gli incrementi di vendita on line di cui ha beneficiato il colosso del commercio elettronico proprio grazie alla pandemia. La speculazione di Amazon sulle disgrazie sanitarie italiane e globali ricorda gli ‘sciacalli’ che si sfregavano le mani col terremoto dell’Aquila. E se sia Trump sia Biden si lamentano del poco gettito fiscale di Amazon, che cosa dovremmo dire noi europei e italiani? È di tutta evidenza che la vecchia impostazione di filosofia fiscale non è più sufficiente per affrontare questo fenomeno aziendale che fa strame di tasse e diritti. Per questo continuiamo a reclamare una web tax che imponga il pagamento delle tasse nello Stato dove le vendite vengono effettuate e sul fronte dei diritti dei lavoratori, vogliamo che il ministro Orlando venga a riferire in aula. Mentre disperiamo che Bezos possa destinare parte dei suoi profitti ai lavoratori precari sfruttati nei suoi impianti, men che meno agli Stati nazionali per potenziare le difese sanitarie e limitare i lutti”. È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.