Ance, Rampelli (FdI): basta zonizzazione, la città del futuro riparta dalla persona

“Il principio della zonizzazione ha fatto il suo tempo, parzialmente utile nell’individuazione degli standard, ha tuttavia creato città-mostro. La zona commerciale, quella industriale, quella direzionale o residenziale -separate tra loro- hanno strappato l’anima alla città che, organizzando la vita umana è, appunto, un organismo vitale che si deve fondare sulle relazioni umane e non piegarsi sulle sue funzioni.

De profundis dunque per volumi, altezze, perimetri, stili senza identità e imposti asetticamente portando il tessuto urbano alla degenerazione.

Importante parlare del futuro della città, altrettanto è discutere sull’idea di città che deve esserne a monte, per strapparla agli stereotipi tecnicistici e ripensarla come luogo insostituibile della comunità.

Sia la tanto evocata nuova legge urbanistica, come quella sulla rigenerazione urbana hanno innanzitutto bisogno di trovare nella persona umana il centro di ogni prescrizione, abbandonando approcci economicistici e asfittiche visioni ipermoderniste.

Penso che lo strumento migliore sia una legge delega nella quale il Parlamento scriva i criteri e i principi attorno ai quali il Governo dovrà redigere le nuove norme.

La città, specialmente la sua periferia, deve dunque ritrovare la sua anima, fatta di quartieri con i propri ‘centri storici’, portici, giardini pubblici di prossimità, fontane, monumenti oltre che servizi. Per far vivere insomma la comunità e dare spazio alle relazioni sociali la ‘città nuova’ deve avere negozi sul piano strada, studi e uffici al primo piano e dal secondo le abitazioni, manifestando così concretamente il concetto di inclusione e partecipazione, ma anche quello di controllo di vicinato.
Dentro il palazzo ci potrà stare la corte interna dove giocano i bambini con genitori e nonni che possono sorvegliarli dalle finestre. Altro grande tema è quello del saldo zero. Certamente esistono zone intoccabili in quanto patrimonio ambientale incedibile, ma ci sono invece zone degradate il cui consumo significa “riqualificazione”.

Lì non consumare terreno significa conservare l’indecenza. Il saldo zero non può essere l’ennesimo dogma illuminista. Infine, quando si parla di rigenerazione urbana occorre avere il coraggio per applicarla attraverso la demolizione e ricostruzione degli ecomostri realizzati negli anni ‘70, dormitori intensivi invivibili che facevano contenti sia certo liberismo speculatore sia l’ossessione comunista del controllo sociale. Passpartout per mortificare anche l’identità culturale italiana, soppiantata da modelli globali sti figli del pensiero unico.

Le periferie di tutto il mondo infatti sono brutte e si somigliano, condizione mai verificatesi prima del secondo dopoguerra nella storia dell’umanità. Il fattore identitario, ragione attrattiva per la nostra nazione, deve essere riscoperto e ispirare le nuove città giardino verso cui vorremmo protendere”. E’ quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia intervenendo al convegno organizzato dall’Ance La Città del Futuro presso la sala della Regina.

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