Su queste colonne abbiamo raccontato più volte quanto sia importante, oggigiorno, smorzare i toni per evitare che lo scontro politico, quello legittimo e sano, sfoci in atti di violenza ai danni di cose o, peggio ancora, persone. Non parleremo certo di un imminente ritorno agli Anni di Piombo. All’epoca chi faceva militanza doveva temere la violenza politica: lo testimoniano i racconti di chi viene dall’epoca, ma anche le tante, troppe vittime, soprattutto giovani e giovanissimi. Tuttavia, nell’ultimo anno l’escalation di violenza è stata forte, portata avanti da facinorosi che spesso non aspettano altro che l’occasione giusta per protestare, tacitamente appoggiati da chi fatica a condannare perché, tutto sommato, quelle proteste portano anche voti, talvolta, aggravando una situazione già delicata. Ed è ovvio che, partendo dalla violenza alle forze dell’ordine, a forza di non condannare, non si potrà che peggiorare.
La riprova? È arrivata nelle scorse ore. Si chiama Roberto Buzzi il malcapitato. Età, 22 anni. Giovane studente dell’Università di Pavia, dove aderisce ad Azione Universitaria. Nell’ultimo periodo, il movimento degli universitari di destra è cresciuto in tutta la Nazione, ha sempre più rappresentatività negli atenei, tanti studenti aderiscono, nascono sempre più comunità, talvolta anche combattendo contro interi sistemi, come a Lecce dove Azione Universitaria è stata esclusa dal Consiglio degli Studenti di Unisalento. Roberto, invece, è stato picchiato all’interno del dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pavia. Gli aggressori erano due: uno lo teneva fermo, l’altro lo picchiava. Ha riportato diverse ferite al volto, con una prognosi di 22 giorni e una foto diventata virale sui social. Il motivo? È presto detto: Roberto è stata considerato fascista e i due aggressori hanno agito secondo quel motto tanto in voga negli Anni ’70 che legittimava la violenza contro quelli di destra e che non ripeteremo in questo caso perché, per fortuna, Roberto sta bene.
“Mi auguro che gli Anni di Piombo non tornino – dice interpellato dal Giornale – Certo è che certe aggressioni non si vedevano da una vita. E spero che questo sia solo un episodio isolato, magari causato da qualche folle. E non da un’idea che qualcuno vuole portare in università in modo strutturale”. Urlavano “sporco fascista”. Chiaramente un modo per evitare che Roberto svolgesse la sua attività di militante all’università. Una mossa di una sinistra extra-parlamentare che resta violenta e rancorosa, che non ha abbandonato modalità che non è propria di nessun altra fazione politica. “Lei percepisce un clima d’odio verso il suo mondo?”, gli viene chiesto. E lui: “Alcuni tendono a definire la premier Giorgia Meloni come un mostro fascista, bruciano i manifesti. Anche io vengo chiamato così. E avviene solo perché coordino un circolo di Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di FdI, a Voghera”.
La Russa: “Atto vile, ci riporta ai periodi più bui della Nazione”
L’aggressione del giovane ha attirato l’attenzione anche dei vertici della politica e delle Istituzioni italiane. Attentissimo al tema, anche per la sua esperienza in quella Milano del secolo scorso che ha conosciuto pienamente l’orrore della violenza politica, il presidente del Senato, Ignazio La Russa: “L’aggressione ai danni di un militante di Azione universitaria, movimento politico di Fratelli d’Italia negli atenei, avvenuta all’Università di Pavia da parte di estremisti di sinistra e pro Palestina è un atto vile e inaccettabile – ha fatto sapere la seconda carica dello Stato – che riporta ancora una volta alla mente i periodi più bui della nostra Nazione. Non possiamo accettare che nei nostri atenei si torni alla violenza politica, che qualcuno pensi di poter imporre il proprio pensiero con la sopraffazione fisica. La libertà di espressione e il confronto democratico sono principi inviolabili: chi tenta di soffocarli con la violenza si pone fuori dalla civiltà e dal vivere democratico. Nell’esprimere solidarietà al ragazzo, mi auguro che i responsabili siano presto individuati”.