Approfondimento. OMS e Pandemia, capiamoci qualcosa in più.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS; in inglese World Health Organization, WHO), agenzia speciale dell’ONU per la salute, è stata fondata il 22 luglio 1946 ed entrata in vigore il 7 aprile 1948 con sede a Ginevra.
Secondo la Costituzione dell’OMS, l’obiettivo dell’Organizzazione è “il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute”, definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”.

L’OMS è l’organismo di indirizzo e coordinamento in materia di salute all’interno del sistema delle Nazioni Unite. Tra le altre funzioni, è impegnata a fornire una guida sulle questioni sanitarie globali, indirizzare la ricerca sanitaria, stabilire norme e standard e formulare scelte di politica sanitaria basate sull’evidenza scientifica; inoltre, garantisce assistenza tecnica agli Stati Membri, monitora e valuta le tendenze in ambito sanitario, finanzia la ricerca medica e fornisce aiuti di emergenza in caso di calamità. Nella sua funzione di vigilanza sanitaria, può emettere avvisi alle autorità sanitarie dei paesi membri relativi ai rischi pandemici.
L’OMS è governata da 194 stati membri attraverso l’Assemblea mondiale della sanità.

L’Italia ha aderito ufficialmente all’OMS in data 11 aprile 1947.
È un soggetto di diritto internazionale, vincolato, come tale, da tutti gli obblighi imposti nei suoi confronti da norme generali consuetudinarie. La giurisprudenza internazionale ha precisato che esiste, a carico degli stati, un “obbligo di cooperare in buona fede per favorire il perseguimento degli scopi e degli obiettivi dell’Organizzazione espressi nella sua costituzione”.

Ma cosa è una pandemia e che differenza c’è tra pandemia/epidemia?
L’epidemia è la manifestazione frequente e localizzata di una malattia infettiva, ma limitata nel tempo. Si verifica quando un soggetto ammalato contagia più di una persona e il numero dei casi di malattia aumenta rapidamente in breve tempo.
Va premesso che la differenza tra pandemia ed epidemia non dipende dall’aggressività della malattia (il tasso di letalità della Sars, ad esempio, era del 9,6%, cioè molto più alto del Coronavirus), bensì dalla sua diffusione geografica.
Dal greco pan-demos, “tutto il popolo”, la pandemia è un’epidemia che si espande rapidamente diffondendosi in più aree geografiche del mondo. Secondo l’Oms, una pandemia è la diffusione in tutto il mondo di una nuova malattia che, in generale, coinvolge almeno due continenti, con una elevata trasmissione da uomo a uomo.

È molto comune ricorrere alla dichiarazione di pandemia o epidemia?
No, non molto. Infatti i casi di pandemia ed epidemia recenti sono rari, negli ultimi 4 decenni abbiamo:
• L’epidemia di HIV/AIDS, dal 1981. Si propagò in maniera esponenziale in tutti i paesi del mondo, uccidendo circa tre milioni di persone (stime UNAIDS). Dal 1996 una terapia farmacologica blocca il decorso della sindrome immunodepressiva (per lo meno in quei paesi in cui i malati possono accedere ai farmaci), ma non elimina il virus dai corpi degli individui; sebbene la malattia sia oggi cronicizzabile e raramente letale (nel mondo sviluppato), ne continua il contagio, legato a fattori comportamentali.
• La SARS, epidemia tra il 2002 e il 2004. Non una vera e propria pandemia anche se il virus, proveniente dalla Cina, si diffuse a Hong Kong e di lì fino a Taipei, Singapore, Toronto e molte altre nazioni.
• L’influenza A H1N1, pandemia tra il 2009 e agosto 2010, denominata originariamente “influenza suina” perché trasmessa da questo animale all’uomo. Il suo focolaio iniziale ha avuto origine in Messico, estendendosi poi in soli 2 mesi a quasi 80 paesi. In Europa e paesi limitrofi, al 31-08-2009 i casi accertati erano 46.016 e le morti accertate 104. Nel resto del mondo i casi di morte accertati furono 2.910. Nel mese di agosto 2010 l’OMS ha dichiarato chiusa la fase pandemica. Si stimano in totale tra i 100mila ed i 400mila morti.
• Epidemia da virus ebola (EVD) che ha colpito l’Africa occidentale nel 2014-2016 è conclusa. Si è trattato della più grande epidemia di Ebola, sia per numero di focolai che per numero di casi e decessi segnalati: un totale di 28.652 casi confermati, probabili e sospetti e 11.325 decessi in dieci Paesi (Liberia, Guinea, Sierra Leone, Mali, Nigeria, Senegal, Spagna, Regno Unito, Italia e Stati Uniti d’America).

• Mentre per l’epidemia da febbre Zika nel 2015-2016, si parlò di un “potenziale di pandemia esplosiva”, ma non venne dichiarata la pandemia. Il diffondersi della malattia ha portato l’Oms a dichiarare una emergenza di sanità pubblica internazionale.

Perciò, cosa comporta la dichiarazione di pandemia fatta dall’OMS?
Implica che ogni Stato aderente all’OMS metta a punto un “Piano pandemico” e che lo aggiorni costantemente sulla base delle linee guida dell’OMS. L’Oms può “imporre” a singoli Stati membri (praticamente la totalità degli Stati del mondo) l’applicazione di misure straordinarie, quali: l’esecuzione di uno specifico protocollo sanitario, il riassetto posti letto negli ospedali, percorsi per alleggerire le strutture di pronto soccorso, un rafforzamento delle misure di sorveglianza, l’interruzione delle attività produttive, la limitazione dei trasporti via terra o anche di inviare proprio operatori per gestire la crisi, un po’ come dei “caschi blu” in camice bianco.

Si badi bene però, nessun obbligo vero e proprio: di fatto la non ottemperanza alle indicazioni dell’OMS è pari alla non ottemperanza ad una risoluzione dell’ONU, la quale spesso non comporta conseguenze concrete a meno che non vi sia una larga condivisione internazionale nel condannare lo Stato non adempiente. Insomma, si potrebbe incorrere in sanzioni, ma come sempre in abito internazionale, non è mai facile né scontato che gli Stati si accordino per supportare la sanzione contro un altro Stato.

In definitiva l’Oms mira a coordinare le risposte che i singoli Stati devono dare per contenere il virus, ma considerando che il nostro Paese è già corso al riparo, secondo il prof. Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss, “per l’Italia in sostanza non cambia nulla”.
È evidente quindi, visto l’atteggiamento ondivago di molti Stati europei, nonché degli Usa, che, con la dichiarazione di pandemia, l’Oms miri soprattutto a spronare gli Stati che ad oggi hanno decisamente sottovalutato la situazione.

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