Architettura e urbanistica, Rampelli: non c’è bellezza senza identità, differenzialismo unica via possibile

“Non si può parlare di architettura e urbanistica se non si conosce la geometria, il gioco delle proporzioni; se non si conosce l’astronomia, soprattutto per quanto riguarda la progettazione di luoghi di culto, campo in cui non si può non conoscere la teologia, definendo così il rapporto tra ciò che costruiamo e il cielo; non si può prescindere dalla conoscenza della giurisprudenza, per poter operare secondo le normative vigenti; allo stesso modo non si può ignorare l’anatomia, poiché costruendo un ambiente in cui la persona deve vivere, bisogna farlo a misura d’uomo per quanto riguarda spazi, luci, ottica e acustica; bisogna inoltre confrontarsi con la meteorologia e il microclima, ovunque si stia costruendo. Vi sono quindi una moltitudine di scienze che come scrive Vitruvio concorrono a individuare nell’architettura non solo una professione ma una struttura filosofica: un insieme di operazioni complesse che tengono insieme il tutto.

L’architettura è un magico incontro tra la tecnica e la poesia da cui genera il genius loci. Quando l’emozione di un’opera architettonica prende corpo, l’essere umano anche inconsapevolmente si trova in armonia, in equilibrio. Tre le caratteristiche fondamentali che distinguono un’architettura: firmitas (solidità), utilitas (funzione), venustas (bellezza). Proprio a riguardo del terzo attributo, è curioso come un tempo non fosse affatto difficile osservare e definire cosa fosse bello, definizione che prescinde dal giudizio di ciò che piace.

Una confusione che deriva dalla perdita dei parametri oggettivi, proporzioni matematiche e fisiche, e soggettivi, il carattere e l’identità: non c’è bellezza senza identità, senza la propria irripetibile eredità. Ognuno di noi è la sua eredità che quando incontra la polis diventa tradizione, comunità ispirata alla sua identità.

Ciò che impressiona della nostra epoca è proprio la tendenza a voler cancellare le identità, plasmando un mondo piatto, caratterizzato da migliaia di città uguali, non sarà più necessario viaggiare per conoscere le diversità dei popoli e le loro espressioni.

Essere differenzialisti, purché non si parli di una presunta superiorità di nessuno, non è una bestemmia ma è difesa del patrimonio umano da un’uniformità che lo sta immiserendo. L’epoca è del pensiero globale e materialista, che ha dato vita alle periferie sociali e urbane, deve finire. Anche nel disegno delle nostre città”.

Così dichiara Fabio Rampelli, Vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia, durante in convegno internazionale organizzato dall’Accademia Vivarum Novum ‘Heresitas Urbium, la città ereditabile: esempi concreti di rigenerazione urbana’.

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