“Non è ancora ben chiaro cosa l’Unione europea intenda fare con la cosiddetta “architettura dissonante”, che in Italia sarebbe identificata con l’architettura razionalista. Se l’intento sia quello di cancellarla o riqualificarla dopo decenni di colpevole abbandono, nonostante sia un pezzo fondamentale della storia dell’architettura studiata in tutto il mondo.
Chi la identifica con il regime e per questo volesse condannarla è semplicemente un sempliciotto o, più prosaicamente, un somaro. Giovani architetti di vario orientamento culturale hanno progettato gli ultimi epigoni dell’architettura italiana, rinovellando le antiche tipologie, utilizzando i materiali locali per abbattere l’impatto ambientale, realizzando gallerie di servizi ed elementi artistici di arredo urbano: statue, colonnati, fontane, terrazze, mosaici.
Si tratta dell’espressione di un’identità nazionale e non di un regime, avvertiamo subito eventuali hooligans dei modelli internazionalisti e omologanti: vade retro!. Il razionalismo italiano ha cambiato il volto dell’Italia rurale, ha fondato città come Latina, Sabaudia, Pomezia, Fertilia, Carbonia… e nuclei urbani come il Foro Italico, l’Eur, la città universitaria di Roma, le tante colonie, i borghi. Per non parlare di stazioni ferroviarie, uffici postali, centri congressuali, ospedali che nemmeno la damnatio memoriae è riuscita a far andare in malora, tanto sono risultate apprezzate dai cittadini prima ancora che da persone della cultura libera, di sinistra e di destra. Alcuni esempi di città di fondazione , come Asmara, sono perfino tutelate dall’Unesco. Motivo per cui chiederò al ministro della Cultura Sangiuliano l’apertura dell’iter di riconoscimento come patrimonio materiale di tutta quell’espressione architettonica che sopravvive in Italia allo scopo di tutelarla e rivitalizzarla. Solleciterò la commissione Cultura la calendarizzazione della proposta di legge di tutela dell’architettura razionalista, come fece già la Regione Lazio oltre venti anni fa. Nessun tecnocrate europeo metta le mani sul nostro patrimonio architettonico. La globalizzazione come stile inespressivo fatto di grattacieli anonimi in vetro e acciaio se la tenga pure Bruxelles”. E’ quanto scrive il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia sul suo profilo Facebook.