Arcuri mille fallimenti e mille promozioni. Gli intrecci con il premier Conte.

Altro che seconda ondata, Domenico Arcuri è uno sciabordio continuo. È dall’inizio della pandemia che il premier Conte lo ricopre di incarichi “commissariali” affidandogli la gestione di qualunque affare riguardante le necessità degli italiani, come se fosse diventato l’amministratore delegato dello stivale. Oggi torna prepotentemente sulla scena con la nuova responsabilità di provvedere al piano di distribuzione dei vaccini. Ma perché? Forse perché ha collezionato una serie di successi con gli incarichi precedenti?

Vediamo.

Domenico Arcuri é colui che ha combinato i noti disastri con le mascherine e che, come il governatore di Milano durante la rivolta dei forni, ha scaricato sui farmacisti la colpa dell’aumento dei prezzi.

È l’uomo che ha espressamente chiesto di non porre limiti all’attività di esportazione di componenti per respiratori, quando ci servivano disperatamente i ventilatori negli ospedali.

È colui che che ha introdotto forzosamente Immuni, arrogandosi il diritto di definirla strumento necessario al contenimento del virus e che in una fase iniziale aveva addirittura paventato limitazioni alla mobilità per chi non l’avesse scaricata. Oggi l’App è totalmente inutile e inutilizzata.

È colui che ha impegnato la macchina amministrativa a fare le gare per i banchi a rotelle, che oggi vediamo arrivare alla spicciolata nelle scuole, vuote di studenti a casa alle prese con la DAD.

È colui che non si è preoccupato di implementare le dotazioni di computer e di rete per gli studenti, che ora sono nelle stesse condizioni di marzo, smarriti e senza strumenti.

Dati questi mirabili successi Conte lo investe di nuove incombenze e il sospetto che i vaccini non arriveranno mai a destinazione diventa quasi una certezza.

Ma dunque perché? Perché Arcuri sembra l’unico uomo di Conte?

Il pensiero dunque torna all’agosto dello scorso anno, quando il primo governo Conte cadeva per mano di Salvini. Giuseppi di gran carriera correva a Foggia a fare la sua prima conferenza stampa propagandistica insieme proprio ad Arcuri, CEO di Invitalia, agenzia per l’attrazione degli investimenti e per lo sviluppo d’impresa, di proprietà del Ministero dell’Economia, che in quell’occasione aveva assicurato alla città di Foggia 280 milioni di euro per l’attivazione di cantieri e progetti per lo sviluppo del foggiano. Arcuri coccola Foggia, all’epoca ipotetico bacino elettorale per un presidente del consiglio uscente che probabilmente sentiva il bisogno di garantirsi un grip elettorale sul territorio, segue conferenza stampa faraonica con il Premier, tutti i gli stakeholders ed i rappresentanti degli enti locali … Questione di feeling? Perché non si spiega altrimenti, non si può davvero spiegare come ogni assoluto fallimento sia stato costantemente e nel giro di pochissimo tempo, superato, ovattato e minimizzato.  E ci sorbiremo anche questa, nella speranza che questo maledetto virus ci abbandoni prima che si possano immaginare nuove e fantasiose promozioni del boiardo di Stato Arcuri.

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