Assange è vivo e libero. Navalny è morto

E’ finita la lunga vicenda giudiziaria di Julian Assange, il giornalista e programmatore australiano fondatore di WikiLeaks, organizzazione divulgativa. Assange è diventato celebre a livello mondiale nel 2010 per avere pubblicato, attraverso alcune famose testate occidentali, file segreti sottratti agli Stati Uniti e riguardanti le operazioni militari della coalizione a guida USA in Afghanistan. E’ seguita poi la diffusione, sempre da parte di WikiLeaks, di documenti codificati portati via dal Pentagono e inerenti il conflitto in Iraq. Hanno fatto scalpore all’epoca anche alcune rivelazioni su attività di spionaggio intercorse fra Paesi alleati, fra Washington e determinate capitali europee, e pure fra gli stessi governi della Unione Europea.

Julian Assange ha ottenuto il materiale segreto dal militare statunitense, analista di intelligence durante la guerra in Iraq, Bradley Edward Manning, diventato, dopo la condanna per svariati reati contro la sicurezza nazionale, Chelsea Elizabeth Manning perché ha iniziato a sentirsi donna. Per Assange vi sono state le accuse di stupro provenienti dalla Svezia, sulla base della denuncia di due donne, ma la Procura di Stoccolma ha fatto decadere l’inchiesta nel 2019. Tuttavia, nel 2010, a dicembre, con le indagini relative alle presunte violenze sessuali ancora attive, il fondatore di WikiLeaks viene fermato a Londra su richiesta svedese e posto agli arresti domiciliari dai quali fugge per riparare presso l’ambasciata dell’Ecuador nel Regno Unito, protetto dall’allora presidente ecuadoriano, di sinistra e ben poco amico di Washington, Rafael Correa. Rimarrà nella sede diplomatica di Quito per circa sette anni. Nel 2019 c’è l’arresto da parte di Scotland Yard e l’inizio della detenzione nel carcere di Belmarsh, per la violazione degli arresti domiciliari e per l’arrivo della domanda di estradizione degli Stati Uniti.

L’altro ieri si è palesato però un accordo fra Assange e le Autorità americane, che ha comportato la scarcerazione dell’animatore di WikiLeaks e il suo rientro in Australia in cambio del riconoscimento della colpevolezza circa uno dei 18 capi d’accusa. Gli USA hanno senz’altro svolto per anni numerose pressioni per quanto riguarda quest’uomo, ma, diciamocela tutta, non sono molti gli Stati in questo mondo, anche fra i più democratici possibili, a lasciare correre il trafugamento, di fatto illegale, e la diffusione a mezzo stampa di documenti riservati, peraltro con l’aiuto di un militare compiacente. L’attivismo di Julian Assange ha in pratica colpito soltanto gli Stati Uniti e non a caso tutta la porzione di mondo che è antagonista di Washington, dalla Russia di Vladimir Putin alle sinistre latinoamericane, si è sempre offerta di aiutare il programmatore australiano, il quale, consapevolmente o meno, è diventato un’arma mediatica degli anti-occidentali.

Dopo la morte in carcere dell’oppositore russo Alexei Navalny, non sono mancati coloro i quali, davanti alla ragionata condanna nei confronti dei metodi brutali di Putin, hanno ricordato all’Occidente la detenzione di Assange. I due casi non possono essere messi sullo stesso piano perché il nemico degli USA, autore di una calcolata iniziativa indirizzata solo a minare gli interessi americani e le relazioni transatlantiche, ha vissuto per sette anni in una ambasciata dove si è persino potuto sposare, e, per dire, non vi è stato alcun blitz dei Marines per sottrarlo ai suoi sodali ecuadoriani. Ha vissuto la vita del carcere per cinque anni ed oggi l’America vuole chiudere con lui, lasciandolo libero di tornare in Patria. Mentre con Navalny la storia si è chiusa con la sua tragica morte in una colonia penale artica della Siberia. Putin uccide i propri dissidenti, Alexei Navalny è stato solo l’ultimo di un lungo elenco di vittime, e c’è una grande differenza rispetto agli arresti ai quali è stato sottoposto Julian Assange, il quale oggi è un uomo libero e con lui, anche Chelsea Manning, in libertà dal 2020. Scegliere di stare con l’Occidente, come fa l’Italia e come fanno i conservatori che guidano la nostra Penisola, rimane la scelta migliore perché tutti i difetti e le imperfezioni sia degli Stati Uniti che dell’Europa sono nulla al confronto delle caratteristiche nocive e criminali di regimi come quello di Vladimir Putin, che intrattiene peraltro stretti rapporti con chi è addirittura peggiore, e pensiamo alla Cina, all’Iran e alla Corea del Nord. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

1 commento

  1. Il paragone tra Assange e Navalny è offensivo e degno dei peggiori metodi degli amanti delle dittature nemici della libertà e dell’occidente.
    Anzitutto Assange è un delinquente che ha sottratto illegalmente, con la complicità di un par suo, dati riservati – ogni Stato ha diritto di avere dati riservati, non facciamo retorica stupida – per darsi notorietà e per chissà quali interessi politici o altro, danneggiando gli USA ed altri Paesi occidentali e favorendo quanti – peggiori di tutti – cercano di fomentare i loro supporter anti occidentali.
    Navalny è un eroe che ha pagato consapevolmente con la vita l’aver lottato in Russia per quella libertà che in occidente tanti sembra vogliano dimenticare.
    Gli USA e gli altri Paesi contro cui si sono rivolte le accuse di Assange si sono mossi sul piano del diritto, fino alla odierna conclusione benevola verso Assange. Navalny è stato assassinato dal regime russo.
    Conclusione: in occidente anche i delinquenti sono trattati secondo giustizia, nei regimi anti occidentali anche gli innocenti sono assassinati.
    E allora? Meditate…

    Con affetto

    Alessandro

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