Atreju: la generazione cresciuta nell’era degli algoritmi

Gli strumenti digitali hanno modificato i nostri comportamenti nella vita reale. Un impatto che ha mutato la forma mentis di miliardi di persone introducendo una tendenza al rifiuto della complessità, frutto del contesto polarizzato prodotto dalle semplificazioni degli algoritmi che governano le piattaforme sulle quali tutti spendiamo diverse ore al giorno.
Questo, in estrema sintesi, lo scenario nel quale ha potuto attecchire il concetto dell’intersezionalità da cui derivano i fondamentalismi woke che oggi caratterizzano la sinistra a tutte le latitudini e che individua nel maschio bianco, occidentale ed eterosessuale l’archetipo che incarna qualsivoglia discriminazione, vera o presunta.

Spostando lo sguardo sulla nostra comunità politica, se osserviamo l’intreccio di eventi che si sono succeduti negli ultimi 40 anni, constatiamo che Giorgia Meloni e la Generazione Atreju sono cresciuti in una sorta di Terra di Mezzo della storia: tra il crollo del Muro di Berlino e quello delle Torri Gemelle, tra Mani Pulite e la svolta di Fiuggi, tra la strage di Capaci e quella di via D’Amelio, tra Almirante e Fini, tra il ciclostile e Facebook.
Un fiume in piena che ha letteralmente travolto chi, per questioni anagrafiche o per scarsa visione, ha sottovalutato o addirittura rifiutato la rivoluzione digitale, lasciando così spazio ad una sorta di selezione naturale che ha avvantaggiato i nati dalla seconda metà degli anni ’70 in poi: la prima generazione a crescere in famiglie per le quali console e computer cominciavano ad essere accessibili tanto quanto frigoriferi e ferri da stiro.
Si tratta di un fenomeno trasversale, che però dobbiamo circoscrivere all’accesso agli strumenti e alle innovazioni introdotte dalla rivoluzione digitale, la cui diffusione su larga scala ha determinato il contesto di cui parlavo all’inizio: tutti abbiamo accesso al web e alle enormi opportunità che ne derivano, ma è del tutto evidente che la differenza la faccia il modo in cui li utilizziamo. Etica, valori, contenuti e atteggiamento: noi, sostanzialmente.

Analizzare questo contesto è fondamentale per comprendere che oggi ritroviamo Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia “dalla parte giusta della storia” proprio in virtù del conservatorismo che da sempre è intrinseco al nostro agire politico: Tradizione, Dio, Patria e Famiglia sono i valori che sostanziano il nostro essere italiani e occidentali che vivono da millenni perché non hanno la necessità di autoalimentarsi con la cancellazione dell’altro.
Principio che invece caratterizza la sinistra che, avendo rinunciato a sviluppare una propria identità, a furia di voler cancellare chiunque stia al di fuori della sua echo chamber, di questo passo finirà col cancellare anche se stessa.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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