Non ci hanno capito una mazza. Dopo essere giunto a questa conclusione, ho deciso di sfidare l’impossibile spiegando Atreju ai sinistri personaggi che occupano stabilmente il mainstream credendosi depositari del pensiero unico. Con parole semplici, in modo che i concetti risultino comprensibili a tutti, perfino Federico Lucia detto Fedez, che non perde occasione per fare con la politica ciò che fa abitualmente con gran parte degli elementi della sua vita: usarla per guadagnare like.
Come lui e la sua gentile consorte, ne hanno certamente bisogno anche i protagonisti (si fa per dire) della sinistra e i commentatori ad essi affini, che negli ultimi quattro giorni pare abbiano fatto a gara per accaparrarsi il primato della baggianata più grossa.
Obiettivo? Contrastare Giorgia Meloni.
Per carità, qualcuno giustamente obietterà che è il sacrosanto mestiere dell’opposizione, ma normalmente ciò dovrebbe avvenire entrando nel merito delle questioni e proponendo un insieme di proposte e valori alternativi attorno ai quali costruire il proprio consenso. Esattamente come ha fatto il presidente del Consiglio con i suoi 30 anni di militanza. Invece la sinistra, non essendo in grado di costruire nemmeno l’ombra di una proposta politica seria e credibile, mistifica la realtà per demolire l’avversario.
Ora veniamo all’ultima edizione di Atreju:
1. Da quando Elon Musk ha iniziato la sua battaglia per la libertà di parola e contro il pensiero unico la sinistra ha cominciato a detestarlo, arrivando a odiarlo dopo l’acquisto di Twitter, che fino a quel momento consideravano alla stregua di una proprietà dalla quale chiunque osasse non omologarsi al politicamente corretto veniva cacciato, anche se era presidente degli USA in carica. Infatti, il passaggio più significativo dell’imprenditore sudafricano ad Atreju è stato certamente quello sull’ideologia woke, definita senza mezzi termini «virus mentale che consiste nel portare avanti politiche identitarie molto divisive, che aumentano il razzismo, il sessismo e tutti gli ismi. Divide le persone e le fa odiare a vicenda, oltra a essere anti-meritocratico: le persone devono avere successo in base al lavoro che fanno, non perché sono uomini o donne o in base alla loro razza. Non è un messaggio d’amore, ma di odio» e sul reale obiettivo di sinistra e globalisti che cavalcano questo fanatismo con l’intento di «cancellare la nostra civiltà». Ciò detto, nessuno in Fratelli d’Italia si è mai sognato di dipingere Musk come un totem del conservatorismo: atteggiamento opposto a quello di una sinistra costantemente in cerca di personaggi ai quali aggrapparsi per simulare un’identità del tutto inesistente, peraltro con risultati – vedi Soumahoro – molto spesso disastrosi.
2. La stragrande maggioranza dei media mainstream ha completamente decontestualizzato il passaggio di Giorgia Meloni su Chiara Ferragni, omettendo la parte in cui la leader ha affermato che per la comunità di FdI «il vero modello è chi quell’eccellenza italiana la ingegna e la produce, che ha successo perché noi siamo più bravi, lo sappiamo fare meglio. Ai giovani dobbiamo insegnare che creare quei prodotti è più straordinario che imparare a mostrarli». Per i più duri di comprendonio, significa prendere atto dell’esistenza di un problema oggettivo, e cioè che i troppi giovani che spendono molto più tempo online che nel mondo reale sono indotti (anche dai media) a illudersi che sia infinitamente più semplice avere successo inseguendo i like su Instagram e TikTok – magari facendo i deficienti o ammiccando davanti alla fotocamera – che faticando per produrre qualcosa di concreto: comprensibile che la sinistra non condivida questa visione poiché come è noto preferisce le multinazionali agli imprenditori, i salotti alle fabbriche e il reddito di cittadinanza al lavoro. Nel merito della vicenda relativa alla sponsorizzazione del pandoro Balocco spacciata per iniziativa benefica, oggi Ferragni si è scusata promettendo di donare 1 milione al Regina Margherita e parlando di “errore di comunicazione”, due parole scelte non certamente a caso: con “errore” ci dice che nel suo comportamento non vi è dolo e con “comunicazione” minimizza l’accaduto a mera ingenuità. Tecnicamente si chiama brand washing, ed è la medesima tecnica utilizzata, ad esempio, dalle multinazionali che si definiscono sostenibili e producono i loro vestiti in Cina o in Bangladesh. Insomma, l’influencer che fattura quasi 50 milioni all’anno vorrebbe farci credere di essere convinta che si possa essere pagati per fare beneficenza. Poi, come se non bastasse arriva Federico Lucia detto Fedez a spiegare alla prima donna presidente del Consiglio – che fa politica da quando aveva 14 anni e che ha costruito da zero il primo partito d’Italia – che a scusarsi dovrebbero essere (testuale) «i componenti del suo governo alcuni che sono indagati per reati gravi altri che fanno fermare i treni come se fossero in un taxi», citando, anziché i dettagli del contratto sottoscritto da sua moglie con Balocco, «Santanchè, la famiglia La Russa, la ex sottosegretaria Montaruli condannata, Andrea Delmastro e la lista potrebbe continuare all’infinito…». Peccato che dal palco di Atreju il presidente Meloni non abbia parlato «di noi che lavoriamo col web» come invece scrive Federico Lucia detto Fedez, ma di una scandalosa campagna che ha lucrato sulla beneficienza. Un pessimo esempio per tutti, con buona pace di chi – tra politici e media – per convenienza ha alimentato la notorietà di personaggi come questi.
3. Quanto a mistificazione della realtà Elly Schlein non è da meno e, rivolgendosi a Giorgia Meloni, la invita «a non insultare gli italiani» perché «una volta si diceva panem et circenses, voi alle famiglie lo state togliendo. E date uno spettacolino di terz’ordine con eversori che vorrebbero appendere le persone a testa in giù», per poi continuare con la litania sulle immaginifiche «vere democrazie» dove, a dire del segretario del PD, un presidente del Consiglio non potrebbe «attaccare Saviano e i media» nonché «aizzare la platea contro i migranti». Un atteggiamento intellettualmente disonesto nonché irrispettoso, che evidenzia tutta la frustrazione di una persona giunta alla guida di un partito al quale non era nemmeno iscritta, che sta dimostrando di non essere in grado di elaborare uno straccio di prospettiva politica se non il trito e ritrito refrain del «mettiamoci insieme» perché «altrimenti vincono le destre». Non a caso la sua alternativa ad Atreju era composta da Prodi, Letta e Gentiloni. Auguri.
4. L’aspetto più importante di Atreju i sinistri non lo comprendono poiché è intrinseco a un valore totalmente estraneo al loro modo di essere: il senso di comunità. Volendo citare Antoine de Saint-Exupéry, mi riferisco esattamente all’«essenziale» che è «invisibile agli occhi», che si traduce nelle amicizie fraterne nate nelle sezioni del partito tra ragazze e ragazzi che hanno scelto di lottare per gli stessi ideali e che da decenni si passano il testimone di generazione in generazione nel mezzo di un’epoca in cui quasi tutto, come abbiamo visto prima, nasce e muore nello spazio di un click. Uomini e donne che hanno scelto di fare politica non in funzione del potere, ma come atto d’amore per l’Italia, la Terra dei nostri Padri, con le tradizioni e i valori millenari che custodisce per difenderli e poterli così tramandare ai figli dei nostri figli. Questo è, per noi, l’essenziale. Atreju, Fratelli d’Italia, il governo della Nazione non sono il fine, ma la conseguenza di questo lungo cammino, del nostro modo di essere. A ognuno il suo.
Auguri a Giorgia Meloni di buona salute per proseguire nel suo impegno a favore dell’Italia.
Grazie Giorgia.
Auguri anche alle sinistre di andare avanti con le CAVOLATE che allontanano dal consenso, grazie.