“Gravissimo attacco informatico contro l’Associazione nazionale vittime delle marocchinate (ANVM). Cancellati anni di studi, ricerche, raccolta di testimonianze, digitalizzazione e diffusione materiali”. Lo denunciano in una nota, diffusa dalle agenzie di stampa questa mattina, i responsabili dell’associazione, che aggiungono: “ieri i nostri canali digitali ufficiali sono stati oggetto di un attacco informatico su larga scala. Sono stati hackerati tutti i siti web istituzionali, gli account social e le piattaforme digitali collegate all’associazione. La violazione ha interessato anche gli archivi video, contenenti interviste esclusive a testimoni, familiari delle vittime” oltre a “materiali inediti, atti pubblici, documentazioni giudiziarie e testimonianze storiche”.
Un danno molto grave dunque, che ha colpito un gruppo nato nel 2007 per far conoscere una pagina di storia troppo a lungo nascosta: quella – è spiegato nel sito di ANVM – che riguarda “il dolore e l’umiliazione patiti dalla popolazione italiana e dai prigionieri italiani” in seguito alle cosiddette “marocchinate”, ovvero “gli stupri di gruppo, le uccisioni, i saccheggi e le violenze di ogni genere perpetrate dalle truppe coloniali francesi (Cef), aggregate agli Alleati, ai danni della popolazione italiana, dei prigionieri di guerra e perfino di alcuni partigiani comunisti”. A loro, ogni anno il 18 maggio, l’associazione dedica momenti di omaggio e memoria, che si vorrebbero trasformare, come da proposta del primo firmatario senatore De Priamo (FdI), in “Giornata nazionale” (il provvedimento è attualmente all’esame in commissione Affari Costituzionali).
Per perseguire lo scopo di dare verità e giustizia alle vittime, i componenti dell’ASVM, su base volontaria e senza alcun finanziamento, hanno a lungo lavorato alla raccolta di documentazione sulla pagina di storia in questione. Tra i progetti realizzati, il particolare ed innovativo “Historical crime mapping” che, spiegano, conteneva “oltre 150.000 documenti digitalizzati e geolocalizzati, relativi alle violenze commesse dalle truppe coloniali francesi, truppe alleate e documenti inerenti alla guerra civile nel secondo dopoguerra”. Questo materiale, insieme alla copiosa mole di dati, informazioni, scritti e documenti raccolti dall’Anvm, è stato reso, si spera momentaneamente, indisponibile ai componenti dell’associazione e al pubblico.
“La natura e la gravità dell’attacco lasciano intendere un’azione mirata, volta a colpire l’associazione non solo sul piano tecnico, ma soprattutto sul piano etico e culturale, mettendo in pericolo la memoria delle vittime” si legge ancora nella nota che denuncia l’accaduto.
“Ancora una volta cercano di metterci a tacere, di imporre un bavaglio alla nostra voce. Sono anni che cercano di ostacolarci, di screditare il nostro lavoro, di ignorare la verità storica che portiamo avanti” dichiara il presidente dell’Anvm Emiliano Ciotti. Che conclude: “Non ci fermeranno. Continueremo a combattere per dare giustizia e memoria alle vittime. Anche partendo da zero se necessario”.
L’Associazione ha fatto sapere che nella giornata di oggi (7 luglio) sporgerà denuncia presso le autorità competenti ed ha invitato “le istituzioni ad attivarsi per garantire la tutela della memoria storica nazionale e la salvaguardia del patrimonio culturale che rappresenta”. Le comunicazioni ufficiali saranno temporaneamente effettuate tramite il profilo social personale del presidente Emiliano Ciotti, perché “al momento nessun canale digitale è sotto il controllo dell’Associazione”. Che, infine, tiene a lanciare “un appello pubblico alla solidarietà del mondo della cultura, dell’informazione e della politica, affinché non si resti in silenzio di fronte a questo gravissimo atto di sabotaggio, che rappresenta non solo un attacco alla nostra organizzazione, ma un’offesa alla verità storica e alla dignità delle vittime”.