La Colombia è una delle Nazioni latinoamericane che più hanno patito in passato sia la violenza politica, attraverso il terrorismo delle FARC, Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, guerriglieri marxisti-leninisti, che il terrore diffuso dal narcotraffico, in special modo dal famigerato Cartello di Medellin, organizzazione criminale fondata da Pablo Escobar. Però, in tempi recenti questo Paese ha saputo rialzare la testa, riacquistare stabilità e sicurezza, e divenire addirittura una meta turistica apprezzata.
La costa caraibica colombiana è parecchio affascinante e le principali città della regione, Cartagena de Indias e Barranquilla, hanno attraversato importanti trasformazioni e modernizzazioni. Purtroppo, il virus della violenza usata nel confronto politico non è stato tuttavia ancora debellato al cento per cento e in alcuni momenti esso riappare e torna a fare scorrere il sangue. Il candidato del partito conservatore Centro Democratico per le elezioni presidenziali del prossimo anno, Miguel Uribe Turbay, 39 anni, è stato gravemente ferito durante un evento della sua campagna elettorale nella capitale Bogotà. E’ stato colpito con un’arma da fuoco mentre teneva un comizio e lo hanno raggiunto tre proiettili, due dei quali alla testa, e le sue condizioni sono apparse subito molto gravi. E’ stato operato d’urgenza, ma sta lottando ancora fra la vita e la morte in terapia intensiva e l’ospedale di Bogotà, in cui si trova ricoverato l’esponente politico, parla di condizioni gravissime e di una prognosi che resta riservata. L’attentatore è un ragazzo di 15 anni che è stato subito arrestato dalla polizia.
Fa una certa impressione che un 15enne possa avere il coraggio e la capacità di commettere un’azione simile, ma questo non è stato il primo agguato sanguinoso compiuto da un adolescente in Colombia. Negli anni Ottanta e Novanta i narcos di Pablo Escobar già ricorrevano ad una manovalanza assai in tenera età per mettere a segno i loro assalti mortali salvo poi uccidere i baby killer per non lasciare troppe mine vaganti in giro. Un modus operandi atroce, ma così procedeva il Cartello di Medellin ed oggi, qualcuno intenzionato a levare di mezzo per sempre il giovane candidato della destra e ad attentare così alla democrazia in Colombia, come ha denunciato anche la premier Giorgia Meloni, ha fatto ripiombare il Paese latinoamericano negli incubi del passato, utilizzando un ragazzino per cercare di uccidere Miguel Uribe. Vi è solo omonimia e non parentela fra il candidato conservatore per le Presidenziali del 2026 e l’ex presidente colombiano Alvaro Uribe Velez, ma i due condividono, oltre al cognome, la militanza nel medesimo partito denominato Centro Democratico. Miguel Uribe Turbay è in ogni caso, per così dire, un figlio d’arte perché il nonno materno Julio Cesar Turbay Ayala fu presidente della Colombia dal 1978 al 1982. La vita di Miguel Uribe è stata già contrassegnata da un grave lutto, quello legato a sua madre, la giornalista Diana Turbay rapita ed uccisa dal clan di Pablo Escobar nel 1991.
Il Segretario di Stato USA Marco Rubio, nel commentare il grave attentato compiuto a Bogotà, ha stigmatizzato la retorica incendiaria di molte sinistre dell’America Latina, che porta a fatti di sangue come il tentato assassinio di Miguel Uribe. Rubio ha ragione perché quell’area del mondo è infestata da sinistre estreme, spesso passate dalla lotta armata alla costituzione di partiti politici proprio come le FARC colombiane e il FMLN salvadoregno, che hanno un rapporto controverso con la democrazia, il libero confronto con schieramenti conservatori avversi e le relazioni con gli Stati Uniti, visti sempre come usurpatori imperialisti.
Il socialismo bolivariano di Hugo Chavez e Nicolas Maduro ha trasformato il Venezuela, un tempo prospero, in un Paese disastrato economicamente e succube di una illegittima dittatura di fatto. Altri presidenti latinoamericani di sinistra, pur evitando gli eccessi venezuelani, hanno comunque dimostrato, complice il loro passato nella guerriglia marxista e in ogni caso nel radicalismo rosso, di avere un occhio di riguardo per concezioni estremiste.
L’attuale presidente colombiano Gustavo Petro è un ex attivista del Movimento 19 aprile, un’organizzazione simile alle FARC, e non abbiamo dimenticato la protezione offerta dal brasiliano Lula al terrorista rosso italiano Cesare Battisti. Per carità, in America Latina vi sono anche eccezioni positive di sinistra come lo schieramento progressista cileno che, con Michelle Bachelet prima e Gabriel Boric attualmente, ha sempre rispettato le regole democratiche e la normale alternanza con la destra, oppure, la corrente presidente del Messico Claudia Sheinbaum, una donna pragmatica che cerca l’incontro e non lo scontro con gli USA di Donald Trump, ma tanti altri esponenti di sinistra dell’America ispanofona e lusofona sono rimasti agli anni della lotta armata marxista-leninista.