Balboni: “Separare le carriere e rompere il potere delle correnti per una giustizia davvero imparziale”

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“La fiducia dei cittadini nella magistratura va ricostruita. E l’unico modo per farlo è garantire un giudice realmente terzo, libero da condizionamenti.” Così il senatore Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, illustra i contenuti e gli obiettivi della riforma della giustizia, approvata in seconda lettura a Palazzo Madama e ora attesa dal secondo passaggio alla Camera.

La riforma è costituzionale e tocca due punti cardine: la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti e il sorteggio per la selezione dei membri del CSM, all’interno di una platea qualificata.

“Giudici terzi e visibilmente imparziali”

Balboni sottolinea che il cuore del disegno di legge è restituire ai cittadini un processo equo, nel quale chi giudica non sia percepito come vicino a chi accusa. “Il nostro modello è il processo accusatorio, che pretende equilibrio e parità tra accusa e difesa. Oggi, dopo anni di scandali – dal ‘sistema Palamara’ in poi – questo equilibrio è compromesso.”

Per Balboni, la riforma rappresenta il completamento di un percorso iniziato nel 1988 con il nuovo codice di procedura penale e proseguito nel 1999 con la modifica dell’articolo 111 della Costituzione. “Ora siamo al punto decisivo”, afferma.

CSM, il sorteggio per liberare i magistrati

Particolarmente innovativa e controversa è la parte della riforma che introduce il sorteggio per i componenti del Consiglio Superiore della Magistratura. Ma Balboni è netto: “È l’unico strumento per spezzare il dominio delle correnti, che controllano nomine, carriere e procedimenti disciplinari”.

Il senatore denuncia una prassi consolidata: “Oggi un magistrato, se non è legato a una corrente, rischia di rimanere fermo o di non essere tutelato. Addirittura, le sanzioni disciplinari vengono calibrate per ‘bilanciare’ tra correnti diverse, così da non scontentare nessuno. Questo è inaccettabile”.

Il sorteggio, precisa, non sarà generalizzato ma avverrà tra magistrati selezionati in base a criteri di merito, anzianità e ruolo. Lo stesso principio sarà applicato anche per l’Alta Corte disciplinare.

“Non assoggettiamo la magistratura al governo, la liberiamo dalla politica”

A chi accusa la riforma di voler subordinare la magistratura al potere esecutivo, Balboni risponde con decisione: “È vero il contrario. Vogliamo liberarla da una certa politica, quella che per anni ha esercitato un controllo indiretto attraverso le correnti. La vera indipendenza passa dalla fine di questi meccanismi.”

La parola al popolo

Non avendo ottenuto i due terzi in Parlamento, il testo dovrà probabilmente passare attraverso un referendum confermativo, che – ricorda Balboni – “non prevede il quorum”. Una sfida politica e comunicativa che Fratelli d’Italia è pronta ad affrontare.

“La sinistra – accusa il senatore – cercherà di mobilitare una minoranza organizzata per bloccare la riforma. Noi risponderemo parlando direttamente agli italiani, spiegando che questa è una riforma di libertà, non di controllo”.

Un nuovo patto tra Stato e cittadini

Balboni chiude con una nota di fiducia: “Gli italiani hanno capito che questa riforma è nell’interesse di tutti. L’ultima parola spetterà a loro, com’è giusto che sia in una democrazia. Noi rispetteremo quel verdetto, certi di essere dalla parte giusta della storia.”

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