Basta con i cellulari a scuola. Ecco la decisione francese…

La questione è di quelle spinose se non altro perché coinvolge l’oggetto di maggior successo a cavallo del millennio, quello che si è improvvisamente rivelato essere indispensabile per chiunque senza distinzione generazionale: il cellulare. E con esso la possibilità di accedere ad Internet ovunque e comunque.

Ebbene, una volta tanto in cui sarebbe forse stato utile imitare i nostri cugini d’oltralpe, ecco che l’Italia va in controtendenza. Il tema riguarda l’uso del cellulare o, più ampiamente, del laptop e in generale dei computer portatili personali, all’interno degli edifici scolastici, dalle classi elementari fino all’università. In proposito, l’ultimo regalo ce l’ha fatto l’ex ministra della Pubblica Istruzione, Fedeli, che a gennaio scorso ha ufficialmente benedetto l’ingresso di telefonino e tablet in classe. L’occasione fu “Futura”, la tre giorni dedicata al piano nazionale digitale, quando la ministra presentò una sorta di decalogo in dieci punti per l’uso dei dispositivi mobili elaborato da un gruppo di lavoro del ministero e da lei approvato. Da quel momento in poi, sono state scritte le regole a cui ogni insegnante dovrebbe fare riferimento, alcune delle quali da considerarsi vincolanti. E così, mentre l’Italia ha in linea di massima aperto le classi di ogni ordine e grado all’ingresso delle nuove tecnologie addirittura con l’obbligo per le scuole di fornire connessioni wi-fi, in Francia la tendenza è stata esattamente opposta.

Macron l’aveva addirittura promesso durante la campagna per le presidenziali, e ha mantenuto facendo arrivare in aula giovedì scorso un disegno di legge subito sottoposto all’Assemblea Nazionale. Per alzata di mano, il provvedimento è stato prontamente approvato grazie al voto compatto dei deputati LREM, il movimento fondato dal Presidente stesso, e dei liberali dell’UDI-Act. Nella loro proposta di legge, i parlamentari francesi di maggioranza ritengono “necessario consolidare il quadro giuridico per consentire l’effettivo divieto dei telefoni cellulari in tutte le scuole e le università e garantire i direttori e i dirigenti delle scuole che applicano questo divieto”, più o meno il contrario di quello che sostiene il PUA, acronimo italiano che sta per “Politica di Uso Accettabile delle tecnologie digitali”. Intanto in Francia, secondo Cathy Racon-Bouzon, il deputato di LaREM nominato relatore del progetto di legge dal Comitato di formazione dell’Assemblea, “è essenziale che la scuola rimanga un’isola di protezione, uguaglianza, per l’apprendimento e socializzazione dei bambini. Dobbiamo dare l’opportunità a ciascun giovane di costruirsi liberamente permettendogli di allontanare i media e le pressioni digitali e dandogli allo stesso tempo i mezzi per cogliere opportunità che gli necessitano”.

In realtà, in Francia le regole per l’uso dei dispositivi cellulari e laptop erano già da anni parecchio restrittive, e questo nuovo provvedimento risulta essere più che altro una sorta di chiarimento in materia. Infatti, invece di elencare tutti i luoghi in cui il telefono è vietato (classi, cortile, mensa, corridoi, ecc.), si specificano i luoghi in cui il telefono cellulare è autorizzato. Una lista decisamente più breve. E anche variabile, a seconda delle istituzioni che potranno così scegliere se autorizzare il laptop almeno durante l’ora di ricreazione. In realtà, questo disegno di legge non dovrebbe cambiare molto il funzionamento interno dei vari istituti. Spetterà a ciascuna scuola, e in particolare a ogni college, stabilire i propri limiti, come già avviene ora, e come teoricamente dovrebbe avvenire anche in Italia viste le indicazioni del PUA, che lasciano però agli studenti la capacità di autoregolamentarsi per usare il computer in classe, in teoria esclusivamente per fini didattici. Non che non ci avessero pensato anche i francesi a cercare di responsabilizzare i propri giovani in materia, ma nonostante le esortazioni dei professori a lasciar perdere il cellulare durante le lezioni, dal 30 al 40% delle sanzioni scolastiche sono risultate correlate all’uso di cellulare o del laptop durante le lezioni, come è stato sottolineato Philippe Tournier, capo della SNPDEN-Unsa, leader sindacale della scuola.

A questo punto, la domanda sorge spontanea: quale sarà la posizione migliore per gli studenti e per il bene didattico? Noi in proposito non abbiamo dubbi, ma se volete ci si può aprire sopra un bel sondaggio…

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RK Montanari
RK Montanarihttps://www.lavocedelpatriota.it
Viaggiatrice instancabile, appassionata di fantasy, innamorata della sua Italia.

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