Belluno, convegno su “Il turismo delle radici e le sfide del futuro”. De Carlo (FdI): “Valorizzare tutti i territori e riconnettere alla storia chi è veramente legato alla terra degli avi”

“Valorizzare aree che altrimenti farebbero più fatica di altre, e dare la possibilità a chi si sente realmente legato ai nostri territori di poter conoscere le terre dei propri avi: sono questi i punti di forza del turismo delle radici; un settore, quello del turismo, che è una delle più importanti “imprese” in Italia”: ha esordito così questo pomeriggio, in occasione del convegno “Il turismo delle radici e le sfide del futuro” promosso a Belluno, il senatore bellunese di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo, presidente della IX Commissione Senato – Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare.

Dalla valorizzazione dei territori – “dobbiamo pensare che chi viaggia, magari anche dalle grandi città, non si pone il problema delle distanze: a un’ora e mezza da Venezia ci sono le Dolomiti, c’è Belluno, c’è il nostro territorio. Per chi attraversa il mondo, ma anche chi da italiano un’ora la impiega solo per attraversare il centro cittadino di una metropoli, questi spostamenti non solo un problema” – al dibattito sulla cittadinanza – “l’italianità, la cittadinanza, sono un’altra cosa rispetto al voler riscoprire le proprie radici. Sulle richieste di cittadinanza siamo dovuti intervenire con fermezza perché si erano trasformate in un business, anche per colpe di chi avrebbe potuto e dovuto intervenire negli anni scorsi e ha invece assistito inerme all’esplodere del fenomeno” -: tanti gli argomenti toccati da De Carlo nel corso del suo intervento.

Focus poi sull’agricoltura e sulla cucina: “Noi mangiamo il frutto di contaminazioni di secoli: il mais, la patata, le influenze normanne e quelle arabe; abbiamo rielaborato in chiavi diverse secoli di esperienze e li abbiamo trasformati in ambasciatori dell’Italia nel mondo. Pensiamo certo ai nostri prodotti a denominazione protetta, ma anche a tutte quelle lavorazioni, quelle ricette che sono il frutto di contaminazioni: il caffè, quell’espresso italiano simbolo nel mondo, ne è l’esempio. Siamo il frutto di tradizione e innovazione, di storia e di ricerca: è questo che ci permette di essere l’agroalimentare e la cucina più invidiata e copiata nel mondo”.

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