Berlino, dossier contro l’AfD, primo partito d’opposizione. La Casa Bianca: “È tirannia, non democrazia”

l volto dell’opposizione tedesca ha ora un’etichetta ufficiale: “estremista”. A imporla è stato il Bundesamt für Verfassungsschutz (BfV), l’Ufficio per la protezione della Costituzione, organo dell’intelligence interna tedesca. Una decisione che apre le porte alla sorveglianza di Stato contro Alternative für Deutschland (AfD), il partito populista anti-immigrazione oggi al massimo storico nei sondaggi e in Parlamento.

La classificazione arriva in un clima infuocato: solo due mesi fa, l’AfD ha ottenuto un risultato da record alle elezioni federali, diventando la prima forza d’opposizione del Bundestag, in particolare grazie al travaso di consensi dall’Est, ex DDR. Eppure, per l’intelligence, il messaggio del partito è “incompatibile con l’ordine democratico”. Un’accusa pesantissima.

L’accusa: “odio etnico, parole da estremisti”

Nel comunicato che ha fatto tremare Berlino, il BfV scrive che l’AfD:

“Promuove pregiudizi, risentimenti e paure verso stranieri, minoranze, Islam e musulmani, usando espressioni come ‘migranti con coltello’.”

La stessa agenzia ha aggiunto che i cittadini tedeschi con origini musulmane non sarebbero considerati “parte del popolo tedesco” dall’AfD. Secondo la burocrazia tedesca, è sufficiente per attivare intercettazioni, infiltrazioni e sorveglianza massiva.

Il tutto, mentre il partito è regolarmente registrato, rappresentato, e sostenuto da milioni di elettori.

Il contrattacco: “È repressione politica”

La leader del partito Alice Weidel, notoriamente in una relazione omosessuale con una donna di origine singalese, ha replicato duramente:

“L’intelligence lavora per chi governa. E chi governa ha fallito su tutto: immigrazione illegale, criminalità, tasse e bollette alle stelle. Ora ci spiano perché siamo il primo partito nei sondaggi.”

Anche da oltreoceano non sono mancate reazioni. La Casa Bianca targata Trump, attraverso il vicepresidente JD Vance e il Segretario di Stato Marco Rubio, ha denunciato l’operazione come una forma di repressione autoritaria mascherata da legalità.

Rubio è stato esplicito:

“Spiare l’opposizione non è democrazia. È tirannia. L’AfD rappresenta il popolo, le élite vogliono eliminarla.”

Vance ha rincarato:

“Abbiamo abbattuto il Muro insieme. Ora lo stanno ricostruendo, non i sovietici, ma i burocrati tedeschi.”

Berlino: “Stiamo difendendo la democrazia”

Il governo Scholz, in risposta, si è trincerato dietro alla retorica istituzionale. Il Ministero degli Esteri ha definito la decisione “frutto di un’indagine indipendente”, utile a “proteggere la democrazia”.

Nancy Faeser, la ministra uscente degli Interni (SPD), ha insistito:

“Non c’è stata interferenza politica. Il BfV agisce in piena autonomia.”

Ma le ombre restano. E l’idea che un organo direttamente dipendente dall’esecutivo possa etichettare e colpire l’opposizione più votata del Paese non rassicura nemmeno i liberal più convinti.

Verso un possibile bando?

La classificazione dell’AfD come “estrema destra” non comporta un divieto automatico. Ma crea un precedente: sarà più facile ora giustificare un’eventuale proposta di scioglimento del partito, che può essere decisa dal Parlamento o dalla Corte Costituzionale. Un’eventualità che sembrava impensabile solo pochi anni fa.

Nel frattempo, casi simili stanno emergendo in Europa:

  • In Francia, Marine Le Pen è stata interdetta per cinque anni.
  • In Romania, è stato escluso dalla corsa presidenziale Călin Georgescu, ex rappresentante ONU e figura di punta del movimento patriottico.

La vera domanda

L’AfD è davvero un pericolo per la democrazia? O lo è una democrazia che decide di silenziare il dissenso attraverso l’apparato di sicurezza?

La risposta a questa domanda non riguarda solo la Germania. Riguarda l’intero futuro europeo.

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