Da settembre nelle mense scolastiche di Bologna arriva la dieta Halal, preparata secondo i precetti della religione islamica. Essa prevede l’esclusione di carni non certificate, l’inclusione di pesce e l’utilizzo di carne avicola certificata Halal. Ad annunciarlo è la direttrice del dipartimento educazione, istruzione e nuove generazioni, Veronica Ceruti. L’azienda che gestisce il servizio a Bologna “ha predisposto tutte le condizioni produttive e selezionato da un noto fornitore di carne avicola italiano i prodotti provenienti da animali nati, allevati e macellati in Italia, in possesso della certificazione di macellazione conforme al rito islamico (rilasciata dal Centro islamico culturale d’Italia)”, dice Ceruti. La direttrice spiega che la dieta Halal si inserisce in un sistema già articolato di menù alternativi, che include proposte vegetariane, vegane e prive di carne e di pesce. I genitori possono effettuare la richiesta per la dieta Halal attraverso un modulo online, selezionando l’opzione “No carne, sì pesce, sì pollo Halal”. La dieta Halal, “lecito” in arabo, si basa su precisi principi previsti dalla sharia, la legge islamica. In ambito alimentare, vieta alcune sostanze “Haram (proibite)” come il maiale e l’alcool, e impone criteri rigorosi nella macellazione degli animali, che deve avvenire senza stordimento e con la recitazione di una formula religiosa. Per essere certificati Halal, i prodotti devono seguire una filiera controllata e autorizzata da enti specializzati.
La Polemica
Dure critiche da parte del centrodestra. In una nota congiunta l’europarlamentare della Lega, Anna Cisint, e il capogruppo del partito al Comune di Bologna, Matteo Di Benedetto, definiscono la decisione “atto gravissimo di sottomissione culturale ai dettami di un integralismo che nulla ha a che fare con i valori fondanti della nostra civiltà”. Si tratta “evidente tentativo di penetrazione ideologica nelle scuole. Con l’avallo istituzionale della sinistra che governa Bologna e che sacrifica ancora una volta i valori del nostro paese sull’altare di una presunta integrazione che in realtà si traduce in sottomissione all’Islam”. “La carne va bene – aggiunge Di Benedetto -, secondo il Comune, se è stata certificata da un centro culturale islamico: scelta assurda, bambini e famiglie sono costretti a mangiare in base alle posizioni ideologiche della giunta”. “Una vera e propria discriminazione al contrario, ai danni di altre confessioni religiose che non vengono tenute in considerazione”, tuona l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Stefano Cavedagna. “E se qualche alunno Cristiano o di religione ebraica volesse richiedere una dieta apposita? Non è citato in alcun modo il cibo kosher. Nessuna attenzione particolare per chi vuole astenersi dalla carne nei venerdì di quaresima?”, aggiunge Cavedagna, il quale annuncia la presentazione di un’interrogazione urgente alla Commissione europea: “Questa discriminazione lede i principi fondamentali riconosciuti a livello europeo, compiendo una vera e propria discriminazione al contrario nell’erogazione dei servizi, come vietato dall’articolo 2 dei trattati europei. “Questo atteggiamento radical chic che si ammala di finta inclusione ha davvero stufato”, conclude.