Un ordigno con circa un chilo di esplosivo è stato piazzato davanti all’abitazione del giornalista Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, nella frazione di Campo Ascolano, a Pomezia. L’esplosione, avvenuta intorno alle 22.15 di giovedì sera, ha danneggiato le auto del giornalista e della figlia, parcheggiate vicino al cancello di casa, ma fortunatamente non ha provocato feriti.
Secondo le prime verifiche dei Carabinieri, l’esplosivo sarebbe stato collocato tra una vettura e il cancello dell’abitazione. I residui dell’ordigno sono stati sequestrati e saranno sottoposti ad accertamenti tecnico-balistici. Gli investigatori stanno acquisendo le immagini delle telecamere di sorveglianza dell’area per identificare chi abbia piazzato la bomba.
«L’esplosione penso l’abbia sentita tutto il quartiere. A noi hanno tremato i quadri, le finestre, a me sono caduti alcuni quadri», racconta Rebecca, una residente della zona. «È stata fortissima, ha fatto paura». La deflagrazione ha scosso l’intero quartiere di Campo Ascolano, svegliando i residenti e provocando danni materiali anche alle abitazioni vicine. Sul posto sono intervenuti immediatamente i Carabinieri del Nucleo investigativo, gli artificieri e i Vigili del Fuoco.
Le reazioni istituzionali
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha parlato di «atto gravissimo» e di «intimidazione mafiosa contro la libertà di stampa». «Esprimo solidarietà totale e incondizionata a Ranucci, accompagnata dalla determinazione del governo nel combattere queste forme di violenza», ha dichiarato a Sky TG24 Live in Roma.
Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha definito l’episodio «una vicenda inquietante» e ha espresso «solidarietà personale e istituzionale a Ranucci e alla sua famiglia», auspicando che la giustizia «faccia rapidamente il suo corso individuando i colpevoli».
Anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha condannato con fermezza l’attacco: «La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere», si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi.
Solidarietà dal mondo dell’informazione
Profondo sconcerto anche dal sindacato Unirai – liberi giornalisti Rai, che ha parlato di «gesto vile e disumano, che avrebbe potuto provocare una tragedia». «Davanti a simili atti di barbarie non ci sono colori né appartenenze – afferma il sindacato – ma solo la condanna netta di chi crede nei valori civili che tengono insieme un Paese».
Le indagini proseguono. Gli investigatori non escludono alcuna pista, compresa quella di un atto intimidatorio legato all’attività giornalistica di Ranucci.