“Sono iscritto da oltre un quarto di secolo al Cai, motivo per il quale sono stato anche premiato. Ne ho difeso il valore culturale, storico e materiale che esso rappresenta per l’intera comunità nazionale e la sua identità. La storia di questa associazione non trova alcuna corrispondenza nella pratica minacciata da alcune espressioni del CAI che, senza aver – a mio avviso – valutato esattamente le conseguenze e la portata di queste dichiarazioni, annunciano di voler abbandonare la tradizione delle croci sulle cime delle montagne italiane, quasi a voler prendere distacco da un senso di appartenenza che è connesso alla stessa identità italiana ed europea. Oscurantista la visione di una montagna senza segni lasciati dall’uomo, con il suo bagaglio culturale collegato al luogo che esso frequenta. La croce è vista come elemento di disturbo solo da chi insegue i fanatismi ideologici talebani”.
Lo dichiara il deputato di Fratelli d’Italia, Alessandro Urzì.