A un anno esatto dalla visita del premier Giorgia Meloni a Caivano, quel lembo di periferia napoletana segnato per decenni dal degrado e dalla criminalità torna al centro della scena politica e mediatica. Stavolta non per episodi di cronaca nera, ma per raccontare un modello di rinascita: il “modello Caivano”. Un progetto che Fratelli d’Italia ha scelto di celebrare in grande stile, con una convention nella Villa Falcone e Borsellino, trasformata per l’occasione in teatro del riscatto nazionale.
Il cuore dell’evento: il coraggio di cambiare
«Caivano è un luogo simbolico. Abbiamo portato luce nelle tenebre, dimostrando che lo Stato può vincere anche dove sembrava impossibile», ha dichiarato Arianna Meloni, responsabile della segreteria politica di FdI, tra gli applausi del pubblico. Un anno fa, la premier in persona aveva inaugurato il centro sportivo Delphinia – ribattezzato “Pino Daniele” – completamente riqualificato: 50mila metri quadrati di impianti sportivi, spazi verdi, parco pubblico, palestra, piscina e persino un ring da boxe. Lì dove prima regnavano lo spaccio e l’abbandono.
Il progetto, sostenuto da un investimento straordinario di 56 milioni di euro, si è esteso a illuminazione pubblica, videosorveglianza, riqualificazione urbana, servizi sociali. Ma, soprattutto, ha portato una visione: periferie come laboratori di Stato, legalità e identità.
Falcone, Borsellino e l’identità di Fratelli d’Italia
Non è un caso che l’evento si sia svolto il 24 maggio, alla vigilia dell’anniversario della strage di Capaci. I nomi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono risuonati sul palco con forza simbolica. «Siamo figli della loro battaglia», ha affermato Arianna Meloni. «Fratelli d’Italia è nato per combattere la mafia, mentre certa sinistra andava a trovare i boss in carcere». Il riferimento è chiaro: le visite degli esponenti PD ad Alfredo Cospito e la recente polemica con Rosy Bindi e Debora Serracchiani.
Un attacco diretto, a tratti frontale. «La sinistra continua a frequentare i salotti, venga a vedere cos’ha fatto il nostro governo a Caivano», ha replicato Meloni alle accuse di “manganellare l’Antimafia” lanciate dalla ex presidente della Commissione Antimafia. La sua risposta ha infiammato il dibattito pubblico, trasformando la questione del 41-bis in un nuovo terreno di scontro tra due visioni inconciliabili del rapporto Stato-mafia.
Panel istituzionali: giustizia, sport e territorio
A dimostrare l’importanza strategica dell’iniziativa, la presenza corale di ministri, sottosegretari e dirigenti statali: dal ministro della Giustizia Carlo Nordio al commissario straordinario Fabio Ciciliano, dai parlamentari Ciro Maschio e Alberto Balboni al direttore del carcere minorile di Nisida Gianluca Guida. Tutti concordi nel definire il “modello Caivano” un esempio da estendere
«Lo sport e il lavoro sono strumenti fondamentali per la prevenzione», ha sottolineato Nordio. «Abbiamo fatto squadra tra istituzioni e territorio per recuperare socialmente i giovani e contrastare le derive criminali».
Don Merola: “Abbiamo bisogno di eroi, non di fiction”
A chiudere la giornata, le parole taglienti di don Luigi Merola, ex parroco di Forcella e voce popolare contro la camorra:
«In Italia abbiamo avuto 13 anni di Don Matteo e nessuno si è fatto prete. Poi sei anni di Gomorra e sono diventati tutti camorristi».
Una provocazione lucida, che riassume la sfida di Caivano: costruire un immaginario collettivo alternativo alla cultura della devianza.
Un laboratorio per la destra di governo
Il successo dell’evento e il forte impatto mediatico delle dichiarazioni di Arianna Meloni confermano Caivano come campo d’azione privilegiato per la nuova destra patriottica. Un terreno concreto, dove si intrecciano sicurezza, identità e politica sociale. Dove lo Stato torna visibile, e la narrazione del degrado cede il passo a quella della rinascita.
Fratelli d’Italia ha voluto fare di Caivano non solo un caso di buona amministrazione, ma una bandiera. Un manifesto della propria idea di Nazione: solidale con i più deboli, inflessibile contro la criminalità, fiera del proprio popolo.