Buone nuove per gli italiani (ma non per la sinistra) arrivano dai nuovi dati Istat pubblicati poche ore fa, che riguardano l’inflazione. Secondo lo studio, infatti, i prezzi al consumo hanno registrato nel 2023 una crescita pari al 5,7%, con un netto calo rispetto all’8,1% dell’anno precedente. Il dato dell’inflazione è favorevole sia su base annua, sia con riguardo ai mesi precedenti: l’inflazione aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente e dello 0,6% rispetto all’anno precedente; a novembre era aumentato dello 0,7% su base annua. Il calo, più che evidente rispetto all’11,6% registrato nel dicembre 2022, “risente – secondo quanto spiegato dall’Istat – principalmente del venir meno delle tensioni sui prezzi dei beni energetici”: si registra infatti una flessione tendenziale dei prezzi del gas naturale e del gas di città del mercato tutelato, che passano da -10,9% al -32,7%, mentre comunque corposi ma meno significativi sono i cali dei prezzi dell’energia elettrica nel mercato libero, di gas naturali e di città nel mercato libero, del gasolio per riscaldamento e per i mezzi di trasporto; cala anche la benzina, che passa da 7,5% a 5% su base mensile. A incoraggiare gli italiani dovrebbe essere anche il confronto con l’inflazione europea: secondo Eurostat, se l’Italia è stabile intorno allo 0,5%, l’inflazione media della Zona Euro è al 2,9%. Male Spagna, Germania e Francia, fermi rispettivamente al 3,3%, 3,8% e 4,1%, molto al di sopra dunque della media europea.
L’Italia così apre in maniera positiva il 2024, con una netta vittoria del governo rispetto ai suoi diretti competitors. Intanto, altri dati Istat accrescono le buone notizie: “Nel terzo trimestre del 2023 – scrive l’Istat – il quadro di finanza pubblica mostra un indebitamento in miglioramento e una pressione fiscale in diminuzione rispetto al terzo trimestre dell’anno precedente”. I numeri parlano chiaro: la pressione fiscale è calata dello 0,2%, ora pari al 41,2%, mentre aumentano significativamente il reddito disponibile delle famiglie, i consumi e la propensione al risparmio. Il primo cresce dell1,8%, i secondi dell’1,2% e la terza dello 0,6%: in pratica le famiglie possono contare su entrate più alte, che aumentano le possibilità di spesa (e il Natale appena passato lo ha confermato) e di risparmio. A riprova, cresce anche il potere d’acquisto delle famiglie: +1,3% rispetto al trimestre precedente. Dato che va rapportato con l’aumento dei prezzi, che come mostrato prima è inferiore.
Oltre le parole di chi cerca ancora di screditare l’operato del governo, questi numeri vengono solo a corroborare gli altri importanti dati macroeconomici circa, tra gli altri, crescita e aumento degli occupati. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy può esultare: “Un’ottima notizia – dice Urso – per le famiglie italiane; l’inflazione in Italia è al minimo in Europa, pieno successo del carrello tricolore. Smentiti i profeti di sventura”.