Camicie nere non pervenute, ma estremisti rossi attivi e violenti in tutta Italia

Non è un evento inedito che la sinistra e i suoi aiutanti sparsi nel mondo della informazione vedano fascisti dappertutto. In realtà, non vedono alcunché, ma fanno finta di vedere per cercare di attaccare un governo che non riescono a mettere in difficoltà con contenuti seri e meritevoli di discussione. Nel 2024, quasi 2025, giocano ancora la carta dell’antifascismo perché non hanno altro da dire, non solo di fronte al Governo Meloni, ma anche in merito ai grandi temi del mondo contemporaneo e risulta facile tornare ad ottant’anni fa.

L’ultimo a sbandierare il grottesco e truffaldino antifascismo di sinistra è stato il Sindaco PD di Bologna Matteo Lepore, per il quale il Governo invierebbe qua e là per l’Italia le camicie nere, (sic!), al fine di ripristinare l’ordine pubblico e impedire lo svolgimento di manifestazioni a pacifici ragazzi di sinistra. Lo sappiamo, scritta così fa già abbastanza ridere e si commenta da sé, ma questa è la sostanza della sparata del primo cittadino bolognese che ha così commentato il corteo di CasaPound avvenuto il 9 novembre scorso nel capoluogo emiliano-romagnolo. Nello stesso giorno, e nella stessa città, gruppi di estrema sinistra, (oggi li chiamiamo studenti Pro Pal che manifestano a favore della Palestina e contro Israele, ma si tratta dei soliti e già noti invasati rossi), hanno indetto una sorta di contro manifestazione per disturbare la presenza di CasaPound. La differenza fra i militanti di CP e quelli di sinistra è stata che i primi avessero un’autorizzazione prefettizia per sfilare mentre i secondi no.

I primi hanno attraversato alcune vie di Bologna in maniera pacifica e i secondi si sono scontrati, non con le camicie nere che ha in testa Lepore, bensì con quelle blu della Polizia di Stato, come ha fatto presente la premier Meloni. Da Roma nessuno ha mandato CasaPound a Bologna, ovvero, le 300 camicie nere sognate dal Sindaco Lepore, ma, per così dire, si sono mandati da soli e hanno chiesto ed ottenuto l’autorizzazione della Prefettura che peraltro ha confermato il tutto, aggiungendo un aspetto interessante: il primo cittadino sapeva ed era pure d’accordo sul fatto di permettere a CP di svolgere il suo corteo, salvo poi fare la sceneggiata antifascista. Se Matteo Lepore si fosse occupato d’altro avrebbe fatto migliore figura, considerato poi che gli scontri del 9 novembre hanno visto come protagonisti solo i Pro Pal di estrema sinistra e non i cosiddetti fascisti. CasaPound non è, fra l’altro, un movimento illegale e fino a qualche anno fa si presentava alle elezioni con regolari firme e liste. L’abbandono della partecipazione al processo elettorale non è dipeso da qualche blocco delle Autorità per eventuali attività sovversive, bensì da una scelta dello stesso movimento.

Tale realtà ha ben poco a che spartire con il conservatorismo di Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia e, sommessamente, anche di chi scrive, ma è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare. La serena obiettività non è però di casa a sinistra e nell’ufficio del Sindaco di Bologna. Da quelle parti si nota ciò che non esiste, cioè, un’Italia invasa dalle camicie nere che scorrazzano da nord a sud, ma si diventa ciechi, sordi e muti dinanzi alle violenze reali dei pro-Palestina di ultrasinistra che è assai riduttivo identificare solo come studenti. Dopo Bologna, si sono verificati altri gravi episodi di aggressione alle Forze dell’Ordine e l’ultimo dei quali è successo a Torino pochi giorni fa. Nel capoluogo piemontese i Pro Pal hanno dato il peggio di loro stessi provocando il ferimento di 15 agenti di Polizia, finiti al Pronto soccorso per l’esplosione di un ordigno. Non contenti, i “pacifisti” si sono recati presso la Mole Antonelliana e hanno compiuto atti vandalici in uno dei luoghi storici più importanti della città di Torino e d’Italia. Sono state imbrattate o date alle fiamme immagini della premier Meloni e di ministri del Governo come Giuseppe Valditara, titolare dell’Istruzione e non a caso il Viminale ha disposto ulteriori misure di sicurezza sia per Valditara che per il ministro degli Esteri Antonio Tajani e la responsabile del dicastero dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, ritenendo i fatti di Torino più seri di una semplice ragazzata commessa da studenti.

Qualcuno ha mimato con la mano il simbolo della P38, l’arma preferita dalle Brigate Rosse e speriamo davvero che taluni settori dell’estremismo di sinistra non perseguano il ritorno dell’Italia agli anni bui del terrorismo e del piombo. Allora, si iniziò con turbolente manifestazioni di piazza e si giunse all’assassinio di Aldo Moro e di tanti altri innocenti, ed auguriamoci che la nostra Nazione non debba rivedere mai più lo scorrimento di sangue a causa di fanatismi ideologici. Noi stiamo, non con CasaPound, ma con i servitori dello Stato in uniforme che si trovano costretti a fronteggiare i troppo frequenti episodi di violenza perpetrati da gruppi di facinorosi che scelgono la piazza per sfidare la legge anziché manifestare pacificamente delle idee. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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