Le elezioni in Romania rappresentano un passaggio cruciale per l’Europa conservatrice, motivo per cui La Voce del Patriota ha deciso di seguirle sul campo. A pochi giorni dal ballottaggio che potrebbe portare George Simion alla presidenza, abbiamo intervistato Carlo Fidanza, Capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo, che era a Bucarest la notte del voto. Fidanza ci offre uno sguardo privilegiato su una campagna elettorale combattuta contro l’establishment europeo e sul significato di una possibile vittoria di AUR per l’intera area politica patriottica e identitaria. Dalla sfida contro il pensiero unico al ruolo strategico della Romania, fino alla possibilità concreta che una nuova Europa dei popoli prenda forma, guidata da leader coraggiosi come Meloni e Simion.
Onorevole Fidanza, partiamo dalla notte delle elezioni. Lei era lì, a Bucarest, quando sono arrivati i primi exit poll: George Simion in testa, di parecchio. Il popolo romeno ha parlato forte. Cosa l’ha colpita di più di questa campagna e di questa vittoria?
Simion ha condotto una campagna di grande intelligenza. Ha saputo cavalcare la giusta indignazione dei rumeni per la cancellazione del primo turno di novembre e per la squalifica di Georgescu senza mai lasciare che si trascendesse in episodi violenti e senza mai accettare provocazioni. Ha evitato le polemiche dirette e i dibattiti che avrebbero legittimato concorrenti che non avrebbero dovuto partecipare a queste elezioni. E ha vinto il primo turno alla grande perché i rumeni hanno capito il messaggio: il ripristino della libertà, della democrazia e della sovranità di un intero popolo passavano e passano da Simion.
“Rispetto” non era solo uno slogan. È diventato un grido di libertà contro l’arroganza dell’establishment. In che misura questa affermazione di Simion rappresenta il segnale più forte che i valori conservatori sono vivi, vitali e vincenti in Europa?
Lo sono più che mai e ne abbiamo conferma ogni volta che si va a votare nei vari Stati europei. “Rispetto” è innanzitutto un grido di denuncia contro certe élite progressiste che pretendono di modificare addirittura la normale dinamica elettorale al fine di non vedere affermare quei valori.
Nemmeno la narrazione a senso unico dei media mainstream è riuscita a fermare Simion. Cosa ci dice sulla voglia di riscatto del popolo romeno e sul ruolo di leader coraggiosi come lui e Giorgia Meloni contro la narrazione imposta dal globalismo?
La campagna elettorale ci ha mostrato il solito volto dei media mainstream che hanno dipinto un Simion che non esiste, per terrorizzare la gente e tenerla lontana dai seggi. Esattamente lo stesso meccanismo usato anche contro Giorgia Meloni, con scarsi risultati perché il popolo non è stupido e sa perfettamente riconoscere le cose vere dalle campagne mediatiche che degenerano in fake news.
Tra poco meno di due settimane, al ballottaggio, Simion affronterà Nicușor Dan, volto del potere “che piace a Bruxelles”. Cosa serve adesso per consolidare la vittoria del primo turno e blindare il risultato?
Intanto mantenere alta la mobilitazione dei suoi elettori del primo turno. La maggioranza di governo, dopo il terzo posto di Antonescu, è andata in frantumi e il premier socialista Ciolacu si è dovuto dimettere. Il partito socialista non ha dato indicazioni di voto, causando una reazione furibonda del Ppe a Bruxelles. Tutti segnali che denotano un grande nervosismo. Simion al contrario deve essere capace di tranquillizzare quelli che non l’hanno votato e andare avanti senza accettare le provocazioni che pure non mancheranno. L’altra sera nel quartier generale di AUR si respirava ottimismo e ho trovato un Simion ovviamente stanco ma lucido, già pronto a pianificare la campagna.
C’è chi dice che una presidenza Simion isolerebbe la Romania. Ma i fatti dicono altro: un legame saldo con l’Italia di Giorgia Meloni, la volontà di restare nella NATO, ma con una voce finalmente propria. Come rispondere a chi teme il cambiamento?
Simion ha più volte chiarito il suo posizionamento internazionale, ha rivendicato una forte appartenenza alla NATO e al mondo occidentale, con parole durissime verso la Russia. Il sistema ha fallito, ha messo la Romania in ginocchio e ora deve lasciare il campo a chi ama la sua patria sopra ogni cosa.
Lei e Giorgia Meloni parlate da tempo di una rivoluzione conservatrice. Una vittoria definitiva di Simion sarebbe un’enorme iniezione di energia per l’ECR. Come cambierebbe la partita dentro le istituzioni europee con un altro presidente conservatore al tavolo?
Significherebbe innanzitutto avere 4 membri del Consiglio europeo e superare i socialisti in questo consesso. Un risultato storico, reso possibile dal grande lavoro svolto da FdI e da Giorgia Meloni nel far crescere la famiglia di ECR. Sommando agli eventuali 4 ECR al blocco dei capi di governo espressione del PPE ci sarebbe una forte maggioranza di centrodestra per provare a cambiare gli orientamenti sbagliati degli scorsi anni. Non mettiamo il carro davanti ai buoi, lasciamo che i rumeni votino il loro Presidente, ma è chiaro che questa prospettiva sarebbe entusiasmante per tutta la nostra parte politica.
Con il Mar Nero alle porte, la Romania ha un ruolo strategico enorme. Può davvero diventare il faro per un’Europa delle nazioni? Quali passi concreti servono, secondo lei, per rafforzare questo ruolo?
La Romania ha conosciuto una lunga stagione di frammentazione e di instabilità da quando si è liberata dal giogo comunista. Ma è una grande nazione, rappresenta un pezzo fondamentale della frontiera orientale d’Europa, membro essenziale dell’alleanza atlantica, unica nazionale di cultura e lingua latina nel blocco slavo post-sovietico, ponte verso i Paesi dei Balcani occidentali che a breve entreranno in Ue. Da poco è entrata a far parte dello spazio Schengen, un traguardo fortemente voluto dai rumeni. Mai come oggi ha bisogno di una guida salda e solida per crescere ancora e l’Italia di Giorgia Meloni può essere un partner fondamentale in questo percorso.
Guardando all’Italia. Fratelli d’Italia e AUR sono parte della stessa famiglia politica. Che lezione può trarre il centrodestra italiano da questa vittoria?
Intanto voglio ricordare il dato straordinario raggiunto da Simion in tutta la diaspora rumena all’estero, in particolare in Italia dove ha raggiunto il 73%, un risultato incredibile! E penso che questo sia stato anche favorito dal rapporto solido tra lui e Giorgia Meloni, apprezzata dai tanti rumeni che vivono e lavorano in Italia. Quanto al centrodestra italiano, mi auguro che faccia scuola sempre più in Europa e contribuisca a rimuovere gli steccati tra i centristi e le destre. Abbiamo elettorati simili e contigui, dividerci fa il gioco della sinistra.
Infine, uno sguardo alla persona, che il pubblico italiano che lo conosce ancora poco. Lei e George Simion lavorate fianco a fianco da diversi anni: come lo descriverebbe?
Considero George un amico personale, oltre ad essere colleghi – insieme a Marion Marechal – come Vicepresidenti del partito ECR. Ho ritrovato mie foto con George che risalgono a inizio 2021, ho seguito la sua crescita personale e quella del partito AUR, ho lavorato per la loro adesione all’ECR, ho partecipato a tanti loro incontri in Romania e in Italia. George è un lavoratore instancabile, un organizzatore incredibile e anche un leader capace di trascinare. È piuttosto allergico alle etichette e alle tante mediazioni che spesso la politica porta con sé, ha un’intelligenza politica raffinata anche se a volte può apparire irruento. Auguro a lui e ai rumeni che tra un paio di settimane il Simion movimentista che ho conosciuto possa diventare un grande Presidente.