CartaBianca: la verità sullo scontro tra Giorgia Meloni e Insaf Dimassi

L’argomento è quello della cittadinanza italiana agli stranieri. viene introdotto il tema dello ius culturae e la Berlinguer, dopo le prime domande incalzanti alla Meloni, fa intervenire Insaf Dimassi, che ci appare come una bella e giovane ragazza tunisina. Insaf racconta di avere 22 anni, di essere nata in Tunisia e di vivere in Italia da quando ha nove mesi: ha studiato qui, e tutt’ora studia Scienze Politiche a Bologna, ma non ha ancora la cittadinanza italiana.
I suoi genitori, da vent’anni in Italia, non l’hanno mai richiesta, solo il padre l’ha richiesta quando però lei ormai era maggiorenne, e quindi le sorelline minori l’hanno ottenuta di conseguenza e lei no. Adesso non può averla per ragioni di reddito, in un primo momento infatti sostiene di non avere un lavoro, né lei né sua mamma. Aggiunge che, ad un certo punto suo padre se ne va, e lei entra nel nucleo familiare della mamma, che non ha reddito. Il nocciolo del problema, spiega la ragazza, supportata dalla Berlinguer e dal giornalista Talese è che, per l’attuale legge, è possibile richiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana solo se se si risiede in Italia da almeno 10 anni e se si dimostra di avere avuto un reddito superiore a 8500 € l’anno per gli ultimi tre anni (è possibile cumulare il reddito con i membri della propria famiglia). Dobbiamo dedurre quindi che Insaf abbia un reddito inferiore ai 700 euro mensili, e questo è il motivo per il quale la sua richiesta non potrebbe, attualmente, essere accolta.
Insaf infatti dapprima dice di non avere un lavoro,( ci domandiamo quindi chi sta pagando i costi dell’università) poi però dice di lavorare.. Giorgia ribatte giustamente che se i suoi genitori vivono in Italia da vent’anni, dopo 10 anni avrebbero potuto richiedere la cittadinanza italiana, e lei l’avrebbe ottenuta per trasmissione (quindi il fatto che lei non abbia la cittadinanza italiana è per responsabilità dei suoi genitori, che cosa c’entra la legge?).
La Berlinguer e Talese incalzano. Il refrain è sempre lo stesso: “On. Meloni, ma lei non trova giusto che una ragazza che è cresciuta ed ha studiato insieme ai nostri figli non possa avere eguali diritti?”. Inizia la solita caccia al mostro verso chi sostiene invece che le regole sulla cittadinanza in Italia siano equilibrate e non certo restrittive nei confronti di chi vuole prendere la cittadinanza nella nostra Nazione.
Giorgia spiega che l’Italia è la nazione d’Europa che concede maggior numero di cittadinanze ogni anno, e che la nostra legge è quella più flessibile. Dato confermato da Eurostat: nel 2017 ad ottenere la cittadinanza italiana sono stati oltre oltre 146mila cittadini stranieri, seguono Regno Unito (123mila), Germania (115mila) e Francia (114mila).
Del resto è vero che oggi è più facile che diventi cittadino italiano un immigrato adulto che un bambino che nasce, cresce e studia qui, in base alla legge sulla cittadinanza. Ma è in fondo logico, il bambino fino alla maggiore età ha tutti i diritti principali, gode di tutta l’assistenza possibile, anche sanitaria e scolastica. A 18 anni può decidere con la sua testa se conseguire o meno la cittadinanza italiana. Nessuno svantaggio dunque. Giorgia spiega che la nostra legge sulla cittadinanza lega giustamente il destino di un minore fino alla maggiore età alla scelta dei suoi genitori, perché se i genitori fossero tornati in Tunisia, non riconoscendo la Tunisia la doppia cittadinanza, lei sarebbe stata straniera in Tunisia! Appare del resto ragionevole che se un adulto immigrato non chiede la cittadinanza nella nostra nazione anche il figlio minore non la possa ottenere, e questo anche a tutela del minore.
Adesso che lei è maggiorenne può richiederla, ed il fatto che in tre anni non abbiano superato il reddito minimo richiesta rappresenta ben altri problemi, fa giustamente notare Giorgia, con quali risorse riescono a mantenersi?
Se infatti il suo nucleo familiare ha un reddito basso per non poter avere la residenza come fanno a mantenersi e al contempo mandarla all’Università? il suo nucleo familiare infatti, stando alle sue parole è composto da lei, la madre e le due sorelline piccole. Sono quindi in tre, compresa una studentessa che si sta laureando e non riescono ad avere un reddito annuale di 8500 euro annuali? I conti non tornano.
Ma l’operazione di strumentalizzazione politica che è in atto non sente ragioni. Si deve dipingere la nostra nazione come una nazione xenofoba, con leggi poco equilibrate, sostenute dai partiti della destra populista.
Insaf arriva a sostenere che un bambino che nasce in Germania da genitori extracomunitari acquisisce subito la cittadinanza… ma ovviamente in realtà non è così! In Germania un bambino che nasce da genitori stranieri diventa automaticamente tedesco solo con determinati presupposti:
tutti coloro che nascono in Germania dopo il 1.1.2000, da genitori stranieri, ricevono automaticamente la nazionalità tedesca se almeno uno dei genitori:
– risiede regolarmente in Germania da otto anni e
– possiede un diritto di soggiorno (Aufenthaltsberechtigung) o, da almeno tre anni, un permesso di soggiorno illimitato (unbefristete Aufenthaltserlaubnis). Nel caso in cui il minore abbia una diversa cittadinanza, deve obbligatoriamente scegliere fino al compimento della maggiore età, e al più tardi, con il completamento del 23° anno di età, una delle cittadinanze. Se non rilascia la dichiarazione perde automaticamente la cittadinanza tedesca. Questa è la legge sulla cittadinanza in Germania (Gesetz zur Reform des Staatsangehörigkeitsrechts) entrata in vigore il 1° gennaio 2000.
Ma spulciando in rete scopriamo che in realtà Insaf ha un impiego, e lo dichiara lei stessa nel suo profilo linkledin come Educatrice sociale, presso una coperativa. Sempre da Linkledin possiamo vedere che la sua attività lavorativa inizia dal 2014, prima in strutture ricettive e poi come mediatrice ed educatrice.
Dai suoi profili sociali comprendiamo anche che è una simpatizzante e attivista del Pd, e da loro viene coinvolta in diverse iniziative. Mentre da altre interviste scopriamo che in realtà i genitori lavorando entrambe: è lei stessa a dichiararlo in un articolo uscito su Repubblica (https://www.repubblica.it/esteri/2017/06/08/news/il_paradosso_di_insaf_dimassi_studio_e_amo_la_politica_ma_non_posso_votare_-167566294/?refresh_ce)
Quindi le cose sono due, o lavorano in nero, oppure potrebbe tranquillamente richiedere la cittadinanza, ma non lo fa per altre ragioni.
Se fossimo maliziosi ci verrebbe da penare che sia stato tutto studiato a tavolino per ragioni di propaganda politica e, come giustamente faceva notare l’on. Meloni, sia un caso “eccezionale”, che non rappresenta minimamente la situazione di tanti giovani stranieri che vivono qui in Italia.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Letizia Giorgianni
Letizia Giorgianni
O te ne stai in un angolo a compiangerti per quello che ti accade o ti rimbocchi le maniche, con la convinzione che il destino non sia scritto. Per il resto faccio cose, vedo gente e combatto contro ingiustizie e banche. Se vuoi segnalarmi qualcosa scrivimi a info@letiziagiorgianni.it

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Leggi anche

Articoli correlati