C’è chi brinda a un successo editoriale, chi a una promozione, e chi – a quanto pare – al versamento di 125.000 euro per un’operazione di soccorso nel Mediterraneo. È quanto emerge dalle intercettazioni del 2020 che inchiodano Luca Casarini, ex no-global in salsa ONG, ora finito a processo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a scopo di lucro.
«Domani a quest’ora beviamo champagne…»
dichiarava al telefono Casarini, parlando con il socio Giuseppe Caccia dopo l’incasso.
Un brindisi che oggi rischia di avere il retrogusto del vino in cartone da gabbio.
L’accusa: migranti in saldo a 125mila euro
Il nodo è questo: nel settembre 2020, la nave Mare Jonio della ONG Mediterranea Saving Humans, guidata proprio da Casarini, ha prelevato 27 migranti da una petroliera danese (Maersk Etienne) al largo di Malta, per poi sbarcarli in Italia. Qualche mese dopo, è arrivato un bonifico da 125.000 euro dalla società armatrice danese Idra Social Shipping, ufficialmente per “servizi di assistenza in acque internazionali”.
Secondo la Procura di Ragusa, quei soldi non sono stati una donazione caritatevole, ma il pagamento di un servizio, configurando così un’attività di trasporto migranti dietro compenso.
Il tutto condito da una fattura regolare, secondo gli inquirenti. E da conversazioni registrate che fanno impallidire qualsiasi comunicato stampa da “porti aperti”.
Le intercettazioni: “Così paghiamo l’affitto”
Le telefonate agli atti raccontano tutt’altro che un clima emergenziale.
«O facevamo sta roba o dovevamo andare a lavorare in un bar»,
sbotta Casarini, mentre un altro commenta:
«Abbiamo fatto il botto, ora champagne in mano e possiamo pagare stipendi e debiti».
Più che una ONG, sembra il dialogo tra soci in affari dopo un colpaccio riuscito. Eppure gli imputati giurano che si trattava solo di “donazioni”, aiuti umanitari, romanticismo civile e battaglie di principio. Ma la Procura non ci casca.
Il processo: tra “montatura giudiziaria” e rilancio operativo
La prima udienza è fissata per il 21 ottobre 2025. Oltre a Casarini, sul banco degli imputati ci sono:
- Pietro Marrone, comandante della Mare Jonio;
- Giuseppe Caccia, rappresentante della società armatrice;
- e vari membri dell’equipaggio, tra cui un medico e un tecnico di bordo.
Tutti accusati di aver introdotto illegalmente migranti in Italia a scopo di lucro.
Ma Casarini non arretra. Anzi rilancia. Con toni da combattente perseguitato, ha annunciato l’arrivo in flotta della nuova nave Sea-Eye 4, ex unità tedesca riconvertita per soccorsi nel Mediterraneo.
«Siamo perseguitati. Ma continuiamo la nostra lotta per la dignità»,
ha dichiarato.
La nave è già pronta a salpare. Champagne permettendo.
Chi paga? Ombre su fondi e vescovi “troppo bergogliani”
Un’inchiesta giornalistica suggerisce che Caritas, Conferenza Episcopale Italiana e varie diocesi abbiano versato a Mediterranea milioni di euro in tre anni. Il cardinale Zuppi ha parlato di 150mila euro in un anno da due diocesi.
Casarini, al telefono, si lamenta del fatto che i “vescovi bergogliani” “non gestiscono pubblicamente alla grande il rapporto con noi”. Un mix tra autoironia e rivendicazione di visibilità clericale che dice molto sul tipo di retorica con cui l’ex no-global si muove nella zona grigia tra solidarismo e business.
La linea sottile tra missione e commissione
Se il processo accerterà che quel bonifico era davvero pagamento per un’operazione di trasporto migranti, sarà difficile difendere Mediterranea con le solite etichette progressiste. Ma anche se Casarini dovesse essere assolto, resta una verità: non si organizza un business umanitario senza entrare nel mercato della disperazione.
Dove c’è flusso, c’è traffico. Dove c’è denaro, c’è rischio. Dove c’è champagne, spesso c’è una fattura.