Continuano in Italia e all’estero le manifestazioni, spesso violente, degli anarchici a supporto del terrorista Cospito.
Intimidazioni a giornalisti, procuratori, giudici, forze dell’ordine, manager e aziende del sistema produttivo nazionale (dopo la lettera minatoria inviata a Iveco Defence Vehicles). Attacchi incendiari, molotov e buste con proiettili.
Queste sono solo alcune delle azioni perpetrate da gruppi organizzati e pericolosi che minacciano la sicurezza dalle nostre città, agendo in difesa di un criminale rinchiuso al carcere duro.
Un 41-bis legittimo e motivato, quello di Cospito, un soggetto che anche da dietro le sbarre ha continuato ad esercitare la sua influenza nella sfera anarco-insurrezionalista e che tuttora, con lo stratagemma dello sciopero della fame, sta creando nuove alleanze tra gruppi eversivi.
Già, perché il raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri (ROS) e la Direzione centrale della polizia di prevenzione hanno confermato che nei cortei e le dimostrazioni, i “compagni” di Cospito si sono associati a soggetti già in passato condannati per appartenenza a organizzazioni terroristiche marxiste-leniniste. Una sinergia inedita che dovrebbe indurre a comprendere la gravità della situazione che si prospetta.
Il crescente grado di violenza è evidente ed è stato dimostrato da ultimo dalla manifestazione dell’11 febbraio a Milano che è sfociata in scontri tra “manifestanti” e Polizia ed ha provocato 8 feriti tra cui 6 poliziotti. Per continuare ad assicurare la tutela dei cittadini il Ministro dell’interno ha dovuto rafforzare i servizi di prevenzione e vigilanza.
Ancora una volta la sinistra non ha mancato di mostrare la sua miopia, senza mai condannare nettamente i disordini che hanno colpito il nostro Paese ma costruendo polemiche strumentali che speravano forse di utilizzare come catalizzatore durante una campagna elettorale, quella per le elezioni regionali, priva di reali contenuti (ormai una tradizione per PD e compagnia cantante). E infatti i risultati parlano da soli.
L’apoteosi del vuoto politico delle opposizioni è stata raggiunta con il disperato tentativo di attaccare l’Onorevole Donzelli e il Sottosegretario Delmastro. Donzelli aveva infatti solo ricordato in Aula alla Camera della visita di alcuni parlamentari “dem” al detenuto Cospito, un fatto ampiamente pubblicizzato anche sui social media degli interessati. In più aveva citato dei colloqui tra l’anarchico e alcuni boss mafiosi.
Un’informazione già divulgata sulla stampa nazionale ma che, secondo la sinistra, sarebbe stata una presunta rivelazione di documenti coperti da segreto e che avrebbe provato l’esistenza di intercettazioni del detenuto.
Le accuse sono state tempestivamente smentite dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha parlato alla Camera dei deputati il 15 febbraio.
Nordio ha confermato che le affermazioni di Donzelli sono state tratte da una scheda di sintesi del dal Nucleo investigativo centrale trasmessa, dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, al Sottosegretario Delmastro (che ne aveva fatto richiesta) non classificata né coperta da segreto di Stato. Inoltre ha confermato che i colloqui citati non fossero frutto di intercettazioni ma derivassero da una normale attività di vigilanza svolta sui detenuti.
Questa vicenda, non ancora del tutto conclusa, sembra essere una triste parentesi aperta da chi, anziché concentrarsi assieme al Governo a difendere lo Stato dalla minaccia sovversiva, cerca – fallendo – di racimolare voti e di distogliere l’attenzione dalla evidente carenza di concretezza con cui si presenta al popolo italiano.
Il Ministro ha rigettato l’istanza del difensore di Cospito per la revoca del 41-bis quindi un’eventuale decisione in tal senso spetta ora solo alla magistratura.
Ciò che è certo è che lo Stato non può e non deve cedere alle violente minacce dei terroristi. Cospito ha volontariamente deciso di auto-infliggersi condizioni di salute precarie per tornare a fare proselitismo tra gli anarchici. E le forze politiche di opposizione che ancora non lo hanno fatto dovrebbero comprendere che queste non sono azioni contro il Governo ma contro il Paese intero e la sicurezza dello Stato come Istituzione.
Revocare il 41-bis su queste basi creerebbe un precedente pericoloso a cui potrebbero aggrapparsi centinaia di mafiosi attualmente rinchiusi con il regime del carcere duro.
La sinistra vuole veramente far passare il messaggio che basti smettere di mangiare perché lo Stato si pieghi alle richieste di un terrorista che vuole benefici e condizioni di reclusione più favorevoli?