Caso Gedi, FdI in campo per scongiurare la prescrizione della presunta frode durante gestione De Benedetti

Fratelli d’Italia intende ottenere delle risposte chiare e definitive in merito ad una questione delicata di primissimo piano che vede coinvolta la gestione De Benedetti del Gruppo GEDI, editore, tra gli altri, de l’Espresso, Repubblica e La Stampa, finita nel mirino degli inquirenti per ipotesi di “presunta frode operata dal gruppo edito­riale Gedi ai danni dell’Inps, inchiesta che coinvolge oltre 100 dipendenti (in gran parte ex) e 5 società dello stesso gruppo, oltre a due funzionari dell’Inps tacciati di infe­deltà e altre figure minori.”

E’ quanto si legge in un’interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia Carlo Nordio a firma dei deputati di FDI Kelany, Filini, Pulciani, Giorgianni e Ruspandini che chiede di “scongiurare il verificarsi dell’inaccettabile circostanza che un evento di così grave portata, che riguarda non solo un presunto danno all’erario, ma anche la tutela della libera informazione, elemento cardine della nostra società e del nostro Stato, cada in prescrizione, senza che le eventuali responsabilità degli indagati ven­gano accertate dalla magistratura”.

La vicenda, portata a galla da « La Ve­rità » il 19 febbraio 2023, in un articolo dal titolo « Pre­sunta truffa di Gedi, per ora pagano sol­tanto i prepensionati », riguarda il fatto che l’Istituto di previdenza, dopo aver revocato in autotu­tela l’erogazione di alcune prestazioni pen­sionistiche ad alcuni ex dipendenti del gruppo Gedi sotto inchiesta, sta proce­dendo anche alla richiesta di restituzione delle somme indebitamente percepite. Tuttavia, continua l’interrogazione di Fratelli d’Italia, “lo scorso mese di maggio 2022 i ma­gistrati titolari dell’inchiesta hanno firmato l’avviso di conclusione delle indagini nei confronti di 101 persone e cinque aziende del gruppo Gedi ma, da quanto si apprende dai media, la procura di Roma non avrebbe ancora formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati, e nemmeno sem­brerebbe stata fissata la data dell’udienza preliminare”. Da qui – dato il ritardo nell’esercizio dell’azione pe­nale – il rischio prescrizione per alcuni reati contestati, in caso di condanna, con conseguente grave danno per lo Stato.

La Verità titola: «La Procura dorme sulla truffa Gedi» Il siluro dei meloniani a De Benedetti.

L’interrogazione parlamentare è stata anticipata da un nuovo articolo sulla presunta truffa durante la gestione De Benedetti pubblicato due giorni fa dal quotidiano di Belpietro. Nel testo non mancano le frecciate a Carlo De Benedetti, tornato attivissimo nei talk televisivi e sui palcoscenici mediatici di tutta Italia, dove non fa mancare insulti e invettive nei confronti di Giorgia Meloni e del suo Governo. La parlamentare di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, prima firmataria dell’interrogazione, risponde ai microfoni del quotidiano sottolineando che: «Il nostro ti­more, fondato su oggettivi elementi, come il ritardo nel­la conclusione delle indagini e il fatto che non si sia ancora provveduto al rinvio a giudi­zio, è che possano andare prescritti reati gravissimi che, se accertati, avrebbero sia procurato enorme danno all’Erario, sia falsato la con­correnza in un settore in crisi come quello dell’editoria, no­dale per la tenuta democrati­ca della Nazione».

Poi la stoccata finale all’imprenditore idolo delle sinistre: «Aggiungo che all’epoca dei fatti il gruppo era di proprietà di De Benedetti, il quale pochi giorni fa, alla festa del giorna­le di cui oggi è editore, ha scompostamente affermato che il governo Meloni sarebbe pieno di dementi e incompe­tenti. Ecco il gruppo Gedi, che faceva e fa del moralismo un’arma per attaccare quoti­dianamente il centro-destra, sembra, invece, essere cadu­to nella truffa ai danni dello Stato. Mi chiedo se sia questo il modello di competenza di cui è portatore De Benedet­ti»

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Leo Valerio Paggi
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Leo Valerio Paggi per La Voce del Patriota.

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