Caso Zaki, il marò Latorre: non si tratta di ideologia o politica, ma di rispetto e riconoscenza verso lo Stato

“Ora sono libero. Sto pensando al ritorno a Bologna, ad essere con i miei colleghi all’università. Sento che ho il diritto di tornare a vedere i miei colleghi, di presentarmi per ritirare la laurea, di condurre una vita normale a Bologna tornando in Italia dopo diversi anni di assenza.” Così Patrick Zaki dopo il suo rientro in Italia per il quale, senza falsa modestia, una buona parte del merito va riconosciuto al premier Meloni e all’intero apparato governativo.

All’inizio Zaki è sembrato più che restio nel rivolgersi alle istituzioni italiane con parole di stima e gratitudine. Parole che però è riuscito a trovare durante la conferenza a Bologna: “Ringrazio le autorità italiane e egiziane, le ong, la società civile, i vertici dello stato italiano fino alla presidente del consiglio”, ha detto. Tuttavia, Zaki è rimasto fermo nelle sue convinzioni di rifiutare l’aereo di Stato, così da non dover stringere la mano a Meloni e co.  

“Personalmente non ne avrei fatto una questione ideologica e politica, mi sarei fatto guidare dal buonsenso, dall’educazione, dal rispetto e soprattutto dalla riconoscenza”, sono queste le parole con cui su Libero Massimiliano Latorre, uno dei due marò del Battaglione San Marco che con Salvatore Girone è stato accusato di aver ucciso due pescatori del Kerala in India durante un’operazione anti-pirateria a bordo della petroliera Enrica Lexie, ha commentato il caso Zaki.

Una riflessione questa che racconta una personalità che, nonostante i 12 anni di calvario subiti, non punta il dito contro nessuno, ma anzi ringrazia lo sforzo dello Stato italiano, sebbene sulla vicenda dei marò “restano tante cose: positive e negative”. Ciò che contraddistingue il militare Latorre è tuttavia la capacità di vedere “il bicchiere mezzo pieno”, ovvero “il sostegno e l’affetto vero, sincero, della gente che mi sostiene ora come allora”.

Un sostegno che lo stesso Latorre vede nel partito di Fratelli d’Italia, che si sta spendendo molto per la sua causa, soprattutto attraverso l’organizzazione della presentazione del suo libro “Il sequestro del marò”, al fine di far emergere “cosa di sbagliato c’è stato”.

Latorre non si “aspetta nulla” dal Governo Meloni, ma confida che sarebbe felice se si potesse giungere a chiarire le responsabilità, “non a fini giustiziali, ma per puro amore di verità”.

E su questo siamo più che certi che il Governo non si stancherà di mantenere viva la vicenda dei marò e di cercare la verità, e lavorerà affinché ingiustizie simili non si ripetano mai più. Esattamente come ha lavorato per far ottenere la grazia a Patrick Zaki.

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