“Le motivazioni della sentenza sull’omicidio di Giulia Cecchettin contengono passaggi sconcertanti. Definire “inesperienza” l’aver inferto 75 coltellate a una giovane donna inerme è giuridicamente discutibile ed eticamente inaccettabile.
Ridurre la crudeltà a una questione tecnica significa ignorare la volontà consapevole di infliggere dolore. È un messaggio devastante per tutte le vittime di violenza. Allo stesso modo, negare lo stalking sostenendo che Giulia “non aveva paura” banalizza dinamiche gravi di controllo psicologico.
Lo dico anche come componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio: serve un ripensamento serio sui criteri con cui si valutano le aggravanti in questi casi. La giustizia non può permettersi di trasformare l’orrore in giustificazione.
Piena solidarietà alla famiglia Cecchettin: 75 coltellate e centinaia di messaggi parlano da soli.” Lo dichiara in una nota il deputato di Fratelli d’Italia Cristina Almici, componente Commissione bicamerale sul femminicidio.