Cecchin, Rampelli (VPC-FdI): la morte di Francesco oggi ha un senso, c’insegna che…

“Sono sempre stato molto intransigente sull’uso della violenza. Nulla può giustificarla, nulla può giustificare la violenza politica, cioè una violenza vigliacca che aggredisce le idee e colpisce le persone. Far cessare il soffio vitale che accende ogni corpo per colpire un pensiero difforme dal proprio è la negazione stessa dell’esistenza. Bella perché plurale, nella geografia, nella morfologia, nelle religioni, nelle tradizioni, nella libertà delle opinioni”.
È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia nel corso della presentazione del libro ‘Una morte scomoda, l’omicidio di Francesco’, scritto da Federico Gennaccari in corso a piazza Vescovio insieme, tra gli altri, a Roberta Angelilli, Gianni Alemanno, Maurizio Gasparri, Luca Malcotti, Giuseppe Valentino e Giulio Buffo.

“Una morte come quella di Francesco non ha senso? – riflette Rampelli – La morte ha sempre un senso, lascia un sigillo sul transito terrestre, ancora di più ce l’ha una morte per un’aggressione subita a vent’anni. Il senso si materializza qui e rimbalza sulle istituzioni repubblicane. Qualcuno pensa che per avere un ruolo politico basti essere un tecnocrate, ma la politica deve saper conoscere e metabolizzare. Polemos, è l’arte del conflitto e il cuore della ricomposizione comunitaria. Nella politica c’è il confronto aspro tra concezioni e stili diversi, poi la magia della costruzione di una sintesi. È come un match race, una regata dell’America’s Cup, un incrocio di boline. Si corre distanti andando in direzioni opposte spinti dal proprio vento per poi virare e rincorrere l’avversario fino quasi a sfiorarlo”
“Per avere un’etica pubblica e trasferirla nelle istituzioni occorre aver provato dolore, tanto dolore da avere la tentazione di restituirlo e invece essere inghiottiti da un sentimento più forte e inespugnabile: l’amore”.

“La morte per mano politica non si giustifica mai – ha ribadito Rampelli – ma ha un senso. Lo Stato riconosca a Francesco Cecchin di essere stato vittima del terrorismo e il Parlamento vari la commissione d’inchiesta sulla violenza degli anni ‘70 per dare loro verità, non avendo potuto garantirmi giustizia.
Oggi Francesco Cecchin insieme a tutti i ragazzi uccisi negli anni ‘70 ci chiede di rinfoltire i ranghi e rigenerare la specie, creare una nuova generazione solida, che porti la polvere delle strade nel palazzo insieme ai valori su cui si è forgiata, anche mettendo a rischio la propria posizione”.

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