Cent’anni di Radio 

Un secolo: questo il tempo trascorso da quando, alle 21 del 6 ottobre 1924, da uno studio di Roma una voce femminile si è diffusa nell’etere per raggiungere le case degli italiani: nella prima trasmissione dell’allora Unione Radiofonica Italiana (URI) la violinista Ines Viviani Donarelli legge un breve annuncio in cui, dopo aver salutato il pubblico in ascolto, presenta il concerto di musica classica in programmazione.

Da quel momento in poi l’eterna invenzione di Guglielmo Marconi è entrata a far parte della vita degli italiani per non uscirne più. Con il passare degli anni, infatti, sono cresciuti sempre di più non solo i programmi mandati in onda ma anche stazioni radio e il pubblico, che spesso e volentieri, all’inizio, si raccoglieva in famiglia o tra amici per ascoltare musica, ma anche cronache di eventi sportivi, notiziari e bollettini.

Nel fare gli auguri alla Radio, “simbolo della comunicazione in Italia che ancora oggi, nonostante la rapidissima modernizzazione tecnologica riesce a rimanere sé stessa pure incrociandosi con i cambiamenti massmediatici”, Alessandro Amorese sottolinea che la radio “ha accompagnato gli italiani nel loro percorso di crescita ed evoluzione, contribuendo alla costruzione della comunità nazionale. Anche e soprattutto per questo – conclude il capogruppo in commissione Cultura alla Camera e responsabile delle Attività editoriali di Fratelli d’Italia – rappresenta certamente un’icona del modo di essere degli italiani, che sono un popolo di inventori, artisti e comunicatori”.

Quella della radio, dunque, è una lunga storia, nella quale non sono mancati cambiamenti notevoli sia quanto all’evoluzione tecnologica sia quanto alle abitudini degli ascoltatori e alle modalità di fruizione di quello che è e resterà sempre uno strumento fondamentale di diffusione di cultura, valori e conoscenza. Una storia rispetto a cui meritano una citazione quanti, con sensibilità e abilità non indifferenti, sono riusciti con le loro parole a trasmettere al pubblico che non poteva vederli ma solo percepirli attraverso il loro racconto, dettagli e sfumature di quello a cui stavano assistendo. 

Nel celebrare un secolo di Radio, infine, un ricordo pieno di gratitudine per l’importanza che hanno avuto nella storia della destra va alle Radio libere di area, che hanno contribuito a far conoscere, in un periodo in cui era in discussione anche la sopravvivenza fisica di chi professava certi ideali, il pensiero e lo spirito di un ambiente che era tutt’altro che culturalmente insignificante come qualcuno, a sinistra, voleva far credere. In quest’ambito vogliamo ricordare, senza nulla togliere alle altre emittenti, quella forse più conosciuta: la romana Radio Alternativa di Teodoro Buontempo.

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