L’istituto CGIA di Mestre ha pubblicato degli studi inerenti la crescita dei vari membri dell’Eurozona decretando che, tra le big europee, l’Italia è stata la Nazione a crescere di più dal 2019 al 2023. Escludendo i Paesi più piccoli e meno popolosi per i quali era facile aspettarsi una ripresa più forte (basta vedere i dati di Irlanda, cresciuta del 33%, e Malta, cresciuta del 14%), l’Italia è la prima Nazione tra i suoi competitor, con una crescita del Pil calcolata al 3%, contro il +2,3% della Spagna, il +1,8% della Francia e il +0,7% della Germania. L’Italia risulta inoltre quasi in linea con la crescita dell’Eurozona, stimata al 3,5%. A livello territoriale, quasi tutte le Regioni sono in crescita: la migliore è la Lombardia, con un +5,3%; ancora sotto restano solo Liguria e Toscana.
Sicuramente una buona notizia per la Nazione, ma CGIA resta coi piedi per terra: “I problemi – si legge nella relazione – non mancano e le difficoltà che da decenni assillano il nostro Paese sono sempre all’ordine del giorno. Malgrado ciò – continua – possiamo affermare con orgoglio che da qualche anno non siamo più l’ultima ruota del carro europeo”. Un risultato raggiunto dal governo nonostante le tante difficoltà affrontate negli ultimi anni, riscontrabili non solo nella crisi pandemica, ma anche nell’aumento delle bollette di luci e gas, nell’aumento dell’inflazione, negli sprechi dei precedenti governi e nell’aumento dei tassi d’interesse da parte della BCE per mitigare appunto l’inflazione, che aveva toccato la soglia del 12%: “Si è evitata – scrive ancora CGIA – una crisi sociale e garantita una ripresa dell’economia che nessuno prevedeva. O quasi”.
In questo risultato hanno influito le politiche del governo in campo economico, consistenti nell’eliminazione di ingenti sprechi, come il Superbonus, che gravano sulle casse dello Stato e sull’indebitamento, e nel sostegno alle famiglie e alle piccole e medie imprese. Aumenta così l’occupazione e, con il taglio del cuneo fiscale, si riducono le tasse sulla busta paga dei redditi medio-bassi. Infine, l’aumento delle tredicesime e la mitigazione dei costi delle utenze aumentano la spesa, anche e soprattutto in vista del Natale, e fanno ben sperare per il 2024.