Da un semplice invito a un caso nazionale: non si placa la polemica sui Presepi scatenata da una circolare, inviata dall’assessore regionale all’Istruzione del Piemonte di Fratelli d’Italia, Elena Chiorino che nei giorni scorsi ha chiesto, a tutti i dirigenti scolastici delle scuole del Piemonte, la disponibilità a valorizzare, all’interno del ogni iniziativa legata a questa importante Festività come l’allestimento di Presepi e lo svolgimento di recite o canti legati al tema della Natività. In realtà l’iniziativa è stata molto apprezzata da presidi, insegnanti e genitori, che hanno inviato numerose lettere e telefonate di congratulazioni in assessorato. Ma, puntuale come il Natale, verrebbe da dire, non hanno tardato ad arrivare anche gli strali dei nemici della tradizione, di coloro che confondono la laicità con il laicismo , degli oppositori ai valori fondanti della nostra Italia, per intenderci. Ed ecco che, su qualche giornale ovviamente schierato nemmeno troppo velatamente a sinistra, sono comparsi gli attacchi più disparati: da chi ha sostenuto che l’invito fosse un’ingerenza a chi si è prodigato in un’opera di «benaltrismo», ricordando che le scuole hanno problemi più importanti da risolvere. Tutte accuse che l’esponente del partito di Giorgia Meloni rimanda al mittente, motivando ogni circostanza.
D: Assessore Chiorino, cosa risponde a chi la sta accusando di aver, con la sua circolare, attuato una grave ingerenza sull’autonomia delle scuole?
R: «Penso che sia evidente che questa accusa è tanto falsa quanto strumentale. Come può un semplice invito rappresentare un’ingerenza? Qui nessuno vuole imporre nulla. Il mio è, appunto, un invito, un auspicio basato su un ragionamento oggettivo, fattuale. Chi parla di ingerenza o non conosce il significato del termine o è in malafede».
D: Per quale ragione, quindi, secondo lei ogni scuola dovrebbe promuovere i Presepi e gli eventi legati alla Natività?
R: «Semplicemente perché, al di là dei significato religioso del Natale, che riguarda le coscienze dei singoli, si tratta di riti e tradizioni che afferiscono strettamente alla nostra identità, fin dai tempi di San Francesco. Un filosofo laico e liberale come Benedetto Croce scrisse un saggio intitolato “Perché non possiamo non dirci cristiani”. L’Italia, ma più in generale l’Occidente, è profondamente segnata dal cristianesimo. Anche il più anticlericale, paradossalmente, ha nel suo Dna culturale una forte radice cristiana. Lo stesso marxismo, pur essendo un’ideologia che considera la religione come l’oppio dei popoli, applica, per certi versi, categorie molto simili, se non speculari a quelle cristiane. Volenti o nolenti, credenti o non credenti, praticanti o non praticanti, noi occidentali siamo impregnati di cristianesimo e questo è un dato di fatto. E un Presepe, pertanto, può anche trascendere il suo significato strettamente religioso diventando un elemento identitario, utile anche all’integrazione».
D: Come può il presepe favorire l’integrazione?
R: «La conoscenza è il primo strumento di integrazione. Insegna il rispetto, insegna a comprendere l’altro. Fratelli d’Italia vuole favorire l’integrazione, purché non sia un’integrazione al contrario in cui noi dobbiamo adeguarci ad usi e costumi altrui, rinunciando ai nostri. Questo non è accettabile. Chi vive nel nostro Paese deve conoscere le nostre radici, i nostri usi e i nostri costumi. E le tradizioni legate alle nostre festività non possono essere un’occasione migliore».
D: Eppure c’è chi, su alcuni media, l’ha addirittura accusata di pensare ai Presepi e non ai gravi problemi delle scuole locali.
R: «Mi stupisco che persone che lavorano nella scuola non siano informate sull’attività della Regione. Il mio assessorato, insieme al gruppo consigliare di Fratelli d’Italia è riuscito a far approvare un emendamento in assestamento di bilancio che istituisce un capitolo di 4 milioni per l’edilizia scolastica d’emergenza che darà la possibilità alla Regione Piemonte di finanziare interventi che in passato era impossibile finanziare. Invito chi parla senza sapere a documentarsi un po’ meglio prima di rischiare di dire sciocchezze e scadere nel ridicolo».
D: E cosa risponde a quelli che, probabilmente acciecati dall’ideologia laicista e intossicati dal virus del politicamente corretto, insistono nel parlare di ingerenza e rivendicano la laicità della scuola, rifiutando di celebrare il Natale?
R: «Rispondo che allora, se davvero pensano che le festività religiose siano da oscurare, che dimostrino coerenza e chiedano la cancellazione, contestuale, delle vacanze di Natale, di Pasqua, di Carnevale e di Ognissanti. Invece su quello tutto tace, pensi che contraddizione. La verità è che se forse i Presepi non piacciono a tutti, nessuno è disposto a rinunciare ai ponti delle vacanze. E allora io rilancio e dico loro: se celebrare il Natale è un problema tanto grave vengano a dirmelo in modo da valutare la riorganizzazione del calendario scolastico. Magari inserendo, un ponte in occasione di qualche festa commerciale come il black fiday, che oggi va tanto di moda e probabilmente non offende i talebani del laicismo esasperato».
D: Quindi, per concludere, i nostri figli dovranno aspettarsi prossimamente un natale sui banchi di scuola?
R: «Ma si figuri, nessun rischio. Per due ragioni: innanzitutto gli italiani la pensano come noi, come dimostrano i sondaggi e i riscontri ai post sull’argomento pubblicati dalla nostra Presidente, Giorgia Meloni, che valgono più di mille chiacchiere e analisi sociologiche un tanto al chilo. E poi perché questi irriducibili saranno pure indottrinati, ma – mi creda – magari attaccano i simboli della nostra religione e della nostra tradizione, ma se si parlasse davvero concretamente di modificare il calendario, tornerebbero tutti a fare il Presepe. E pure di corsa».