Si svolgerà domani 6 marzo, alle ore 17, presso la Sala Zuccari del Senato, il convegno “Italia, Europa, Cina: influenze accademiche e squilibri economici” organizzato da alcune associazioni impegnate nella promozione dello stato di diritto e su iniziativa del Sen. Giulio Terzi (FdI), a cui hanno aderito personalità del mondo politico, diplomatico e accademico. Saranno discussi soprattutto temi di attualità quali le influenze nel mondo accademico italiano e gli squilibri economici legati agli investimenti cinesi nelle infrastrutture marittime italiane ed europee.
Il Sen. Terzi, in una dichiarazione a Radio Radicale ha inoltre segnalato, come riportato dal New York Times, una recente modifica voluta da Xi Jinping alla già severa legge sul segreto di Stato della Repubblica Popolare Cinese. Una riforma che estende la portata del tipo di informazioni che possono essere considerate un rischio per la sicurezza nazionale della seconda economia mondiale. Si tratta di provvedimenti che aumentano i rischi per le imprese straniere che operano nel Paese dato che, nell’ultimo anno, le autorità cinesi hanno iniziato a prendere di mira consulenti e dirigenti d’azienda stranieri con accuse di spionaggio.
Viene introdotto un nuovo concetto giuridico chiamato “segreto di lavoro”, definito come un’informazione che non è un segreto di Stato vero e proprio, ma che “causerà determinati effetti negativi se trapelata”. Si tratta di una legge molto vaga con una definizione di “segreto” altrettanto vaga. Assai interessante anche un approfondimento del Financial Times.
Nei giorni scorsi infatti, il quotidiano britannico scrive del “piano della Cina per rimodellare il commercio mondiale” sottolineando la volontà cinese di cambiare l’architettura dell’ordine internazionale nel tentativo di imporsi come prima potenza mondiale attraverso una fitta rete di accordi bilaterali che dovrebbe aggirare ed isolare sempre più gli Stati Uniti.
Un disegno, quello cinese, che passa innanzitutto tramite la Belt and Road Initiative con gli Stati del “Global South” come primi possibili acquirenti. Il disegno globale di Pechino è insidioso perché non presuppone la distruzione dell’OMC, né la fine della globalizzazione, ma una profonda revisione in cui – a colpi di sussidi nazionali, aggiramento delle tariffe e dei mercati europeo ed americano, accordi fondati su mutui capestro – Pechino divenga la prima potenza economica mondiale e possa imporre la sua legge, ovvero quella del più forte.