“Non si può ridurre tutto al semplice problema dello spopolamento: sarebbe riduttivo e superficiale. Questa classifica testimonia i danni della politica accentratrice nazionale e della totale assenza di politiche industriali per il nostro Paese”: il deputato di Fratelli d’Italia e Sindaco di Calalzo di Cadore, Luca De Carlo, commenta così, con il collega di partito Marco Osnato, la classifica sulla qualità della vita pubblicata oggi da Il Sole 24 Ore e il tonfo della provincia di Belluno, passata dal quarto al 51esimo posto.
“Nessuno nega che lo spopolamento sia la piaga del nostro territorio, ma è altrettanto evidente il danno causato dallo svuotamento degli enti locali”, spiegano i due deputati. “I comuni ormai sono limitati alle banali funzioni amministrative, con bilanci risicatissimi, mentre le province, e in particolare quella di Belluno con tutte le sue particolarità, sono state completamente svuotate di risorse e soprattutto di personale; questo ha avuto un effetto devastante su tutte le aree marginali, e non è infatti un caso che tutte le realtà centrali anche venete occupino buone posizioni in classifica, mentre la periferia soffra, ad eccezione delle realtà autonome”.
“Questo processo di razionalizzazione, in nome di una presunta efficienza, è il frutto di una politica accentratrice che non ha coinvolto solo gli enti locali, ma anche quelli intermedi, come i sindacati e le Camere di Commercio”, continua De Carlo. “Se a questo aggiungiamo la completa assenza di politiche industriali, e lo vediamo nel Bellunese anche in questi giorni con le crisi di ACC e Safilo, l’unico risultato possibile è lo svuotamento delle aree montane e periferiche a favore dei grandi centri”.
De Carlo cita anche degli studi previsionali secondo i quali “se non ci sarà un’inversione di tendenza, nel 2100 l’85% della popolazione mondiale vivrà nelle città, e solo il restante 15% nelle aree rurali. Queste politiche sbagliate portano a una perdita di rappresentatività della periferia, mentre sono un vantaggio per i grandi centri e le metropoli”.
“Siamo abituati a giudicare la pianta dai frutti che dà: senza un cambio di rotta deciso, siamo destinati a scivolare ancora in classifiche come queste e, cosa ancor più grave, corriamo il rischio di vederci impossibilitati a organizzare eventi di portata internazionale come le Olimpiadi del 2026 per mancanza di capitale umano e di infrastrutture, fattore questo già evidenziato oggi dalla graduatoria. Uno scenario drammatico che nel breve periodo rischia di interessare la provincia di Belluno, ma che senza reazioni adeguate si allargherà anche alla vicina Treviso”, concludono Osnato e De Carlo.