Durante il dibattito che ha seguito l’informativa di Nordio e di Piantedosi alla Camera sul caso Almasri, c’è stato spazio per parlare anche della banda del click day, lo scandalo scoppiato in Campania che vede coinvolto anche un membro del Pd, l’ormai ex tesoriere del partito in Campania, Nicola Salvati, con un passato da vicepresidente di Poggiomarino, paese in provincia di Napoli e non troppo distante da Salerno. Il collegamento è stato offerto da Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile del dipartimento Organizzazione del partito: “Nella richiesta di arresto della Cpi [quella al centro del dibattito a Montecitorio, ndr] non è mai citata la parola immigrazione, ma a chi vuole dare lezione di moralità tengo a precisare che ‘immigrazione’ è ben presente negli atti giudiziari dell’arresto del tesoriere del Pd in Campania”; Salvati appunto. È bagarre in Aula: applausi da una parte, proteste dall’altra. Schlein è ferita nell’orgoglio e cerca di rispondere a tono, dicendo che loro un soggetto incriminato l’hanno prontamente licenziato. Il che è vero: il commissario regionale del Pd, Antonio Misiani, ha prontamente destituito dall’incarico l’ex tesoriere, accusato di essere tra i commercialisti complici di quell’organizzazione con il compito di ripulire i denari provenienti dai migranti e che i vari membri si dividevano. A lui – è quanto emerge dalle prime indagini – spettava qualche centinaio di euro per pratica. Un buon modo per arrotondare, insomma, sulla pelle degli immigrati clandestini, accolti non per questioni umanitarie (come ha sempre millantato il Pd) ma per interessi di pochi, in pratica sotto pagamento: ad ogni migrante un biglietto di sola andata per l’Italia (con visto, lavoro fasullo di copertura e chissà quali altri servizi e agganci) costava tra i 7mila e gli 8mila euro.
De Luca spara a zero sul suo partito: “È sequestrato da due anni”
Torniamo a Salvati. In realtà, prima dei tentativi di difesa di Schlein, Donzelli ne ha dette altre e non le ha mandate a dire. Il deputato del partito di Giorgia Meloni ha infatti ricordato una verità troppo scomoda: Salvati è l’unico a essersi salvato dalla pulizia attuata da Elly Schlein quando è salita al vertice massimo del Nazareno. Il Pd in Campania è da tempo in difficoltà e non scorre buon sangue tra la segreteria nazionale e l’amministrazione regionale di Vincenzo De Luca, che pure è a trazione dem. Durante le primarie, lo sceriffo dei lanciafiamme ha appoggiato lo sfidante di Schlein, l’altro emiliano Stefano Bonaccini. E allora Elly, da sempre contraria al sistema di potere del salernitano, denunciato anche da altri importanti membri della segreteria nazionale come Sandro Ruotolo, dopo la vittoria, ha voluto far sentire la sua mano forte sulla Campania inserendo Misiani. Risultato? Partito sembrato, in difficoltà anche elettoralmente, consiglieri regionali dem che preferiscono schierarsi con De Luca piuttosto che con Schlein, governatore pronto a correre da solo, senza partito, nel caso in cui vinca il tira e molla sul terzo mandato. A Schlein a questo punto andrebbero i meriti di aver perso migliaia di voti in Campania. In tutto questo, però, Salvati è l’unico a essere sopravvissuto. Era tesoriere quando il commissario era Boccia, era tesoriere quando il commissario era Misiani. Era un deluchiano, insomma, che è piaciuto anche a Schlein. Doveva essere proprio bravo, questo Salvati… Ma De Luca, da vecchia volpe, preferisce fare lo scaricabarile. Dopo che il gallo ha cantato tre volte, ha rinnegato il tesoriere e, quando gli è stato chiesto cosa ne pensasse del nuovo scandalo, ha preferito sviare l’argomento: “Dovrebbe chiedere a un valoroso statista di nome Misiani, che fa il commissario del Pd campano”, ha detto il governatore. E prima di andarsene si è ritagliato del tempo per sparare a zero sul suo partito: “In questo momento – ha spiegato – il Pd della Campania non esiste, è sequestrato da due anni. Quindi dovete chiedere ai sequestratori”.