Colao copia il piano: tra tecnici e governo una gara a chi “fuffa” di più.

Il fatto è ormai noto, Colao e i suoi assistenti hanno copiato a mani basse per la redazione del famigerato piano per la rinascita del tessuto economico sociale. Ci informa il prof Baccini, economista, sul blog roars, che la sezione relativa all’università è stata ripresa, senza citazione, da un volume del 2017 intitolato Salvare l’università italiana, di Giliberto Capano, Matteo Turri e Marino Regini, quest’ultimo componente della task-force di Colao. Soggiungendo peraltro che i dati riportati nel volume in questione e poi richiamati nel piano Colao sarebbero anche sbagliati. Ebbene sì, l’imponente e tanto decantata task force che avrebbe dovuto dipingere il futuro dell’Italia in ginocchio  causa covid 19 si è adeguata agli standard prestazionali del governo e prendendo spunto dalla “Azzolina copia tesi di laurea” ha ritenuto di scopiazzare la parte relativa ad un settore nevralgico: l’università.

I nostri cervelli migliori, il know how della Nazione, i professionisti, i tecnici e gli scienziati del domani si debbono accontentare di poche considerazioni appiccicate su di un foglio di carta straccia, che riporta e pure male dati vecchi e tesi sicuramente inadeguate alle nuove necessità.

Si è sempre dubitato dell’utilità delle task force create a raffica da questo governo, perché spia di una deriva autoritaria e tecnocratica insopportabile in uno stato democratico, nonché strumento per deresponsabilizzare la politica, ma si è andati oltre la più fervida immaginazione.

Colao e Conte ingaggiano singolar tenzone: il fatidico e tanto atteso piano,  versus la macchina della propaganda degli Stati Generali dell’Economia. E così, prima Colao sembrava nell’immaginario collettivo aver soppiantato e idealmente commissariato Conte, che ormai avviato sulla strada dei deliri di onnipotenza aveva mal digerito le pressioni subite per la sua nomina, poi Conte ha pigiato sull’acceleratore, chiedendo alla sua componente nella task force di non sottoscrivere il piano e organizzando per tutta risposta gli Stati Generali, per marcare il territorio e delegittimare il suo avversario nella narrazione del fantomatico progetto di rinascita per l’Italia.

Infine nella tecnomachia mediatica ingaggiata tra i due si apprende che non solo gli Stati Generali dell’Economia sono tutta fuffa, ma anche che il piano lavorato dai super esperti salvatori della patria si rivela una tesina lavorata male, senza neanche la menzione dei riferimenti bibliografici. È quasi scoccia di più il fatto che tutti questi espertoni e professori, rigorosamente domiciliati all’estero, pensino di poterci prendere per il naso, giocando con il nostro futuro e passando per oro colato soluzioni non solo totalmente sballate, ma anche recisamente decontestualizzate, considerato che tracciano un quadro che non teneva certo in considerazione la crisi pandemica. Rispetto per l’Italia e gli italiani prossimo allo zero assoluto. Ma tant’è. Ci dobbiamo accontentare di quello che passa il convento, fino a che non si ristabilirá l’ordine costituzionale delle cose e non si deciderà di aderire all’unico piano di rinascita possibile per l’Italia, così come chiesto a gran voce da tempo ormai dal partito di Giorgia Meloni: restituire agli italiani il diritto sacrosanto di votare un governo autorevole, stabile e responsabile.

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