New York City. È la seconda domenica di giugno, la pioggia cade forte sulla città che non dorme mai. Entriamo in un caffè alle spalle di Lexington Avenue, una delle vie più rinomate e lussuose della Grande Mela. Ad attenderci c’è il Presidente dello Young Republican Club di New York, Stefano Forte, insieme ad una parte del suo staff. Ci accoglie con un sorriso gentile. “I’m so glad that you are here, my friends”, ci dice.
Nel locale si respira un misto tra caffè e bagel appena sfornati. Ci sediamo ad un tavolino che affaccia sulla strada. Le gocce di pioggia scivolano sul vetro, lente. Mentre le persone continuano con le loro vite frenetiche a camminare, veloci. Davanti ad una tazza di caffè- americano, rigorosamente- iniziamo a parlare con Stefano Forte, che ci racconta il suo punto di vista sulle ultime proteste del Paese, degli sforzi fatti dall’amministrazione Trump finora, e la visione che molti degli americani hanno oggi dell’Italia e di Giorgia Meloni.
In questi ultimi giorni moltissime persone stanno mettendo a ferro e fuoco diverse città americane protestando contro le politiche migratorie di Trump. Quale è la sua visione su questa vicenda e sulla risposta messa in campo dal Presidente?
La mia opinione personale è che chiunque voglia entrare illegalmente in questo Paese- o vi sia già- debba essere deportato. Trump sta facendo tutto il possibile per deportare i migranti criminali che si trovano qui negli Stati Uniti. Se guardiamo Los Angeles, queste persone di fatto sono criminali che dovrebbero essere stati già deportati. Ed è per questo che hanno scatenato una rivolta, ovvero per impedire al Presidente Trump di fare ciò che aveva promesso di fare con l’immigrazione e con l’ICE. Quindi queste sono delle vere e proprie rivolte. E il Presidente Trump ha capito che fermare queste rivolte non è solo una questione di ordine pubblico. Ma si tratta di sovranità nazionale. L’America non è solo una zona economica dove le persone possono entrare e uscire. L’America è un luogo che ha una propria lingua, una propria cultura e dei confini ben precisi. Questa è un’invasione straniera di persone che entrano nel nostro Paese. Quindi penso che il Presidente Trump e l’intera amministrazione stiano facendo un ottimo lavoro per far uscire queste persone dal nostro Paese.
C’è anche un’altra questione molto importante al giorno d’oggi: quella relativa alla ideologia woke. Quali pensa siano le azioni necessarie da fare per combatterla definitivamente?
Innanzitutto, mi scuso a nome degli Stati Uniti perché sembra che per molti anni l’ideologia woke sia stata la nostra principale esportazione in tutto il mondo. Ma ora, con il presidente Trump alla Casa Bianca, le cose sono cambiate, ovviamente. L’America è diventata più patriottica e più forte. Dobbiamo assicurarci che ci sia una condanna totale e completa dell’ideologia e della cultura woke, che sia nelle aule, nelle università, nelle posizioni di potere. Dobbiamo sradicarla completamente ed eliminarla. L’Italia sta facendo un grande lavoro, sbarazzandosi di gran parte di questa ideologia, opponendosi fermamente a Bruxelles e all’UE e dicendo: no, non vogliamo seguire questa linea folle ideologica. Quello che posso dirvi dagli Stati Uniti è: siate impenitenti, siate forti. Non pensate di fare amicizia con queste persone. Non vogliono essere vostri amici. Non lo saranno mai. Non gli piacerete mai. Quindi smettete di cercare di piacere loro. Combatteteli con tutte le vostre forze. Oggi finalmente sta tornando il buon senso. Per cui ciò di cui c’è bisogno oggi è un leader, qualcuno di forte che la gente abbia voglia di seguire. E in tutto il mondo penso che vi sia bisogno di persone forti come Donald Trump.
Da un punto di vista geopolitico, invece, quali sono le maggiori sfide dei repubblicani e, in generale, dei conservatori di tutto il mondo?
Abbiamo bisogno di ritrovare il senso della nazione e di tutti i suoi elementi fondamentali. E il fondamento di ogni nazione sono la religione, la cultura, la lingua comune e i confini. In Italia, per esempio, avete la fede cattolica, avete la lingua italiana, la bellissima lingua italiana. Sono stato in Italia molte volte. Amo l’Italia. Mio padre è italiano, e mia madre è greca. Quindi nutro un vero amore per la cultura e lo stile di vita mediterranei.
Ad oggi servono persone che siano sfacciate e dicano: “No, non ci fermeremo qui, perché siamo patrioti, nazionalisti e forti.”
Penso che l’Italia sia pronta per questo, perché ha delle radici solide e forti, e una storia gloriosa. E può partire esattamente da questo per costruire un futuro ancora migliore.
Dunque, ha citato l’Italia. Cosa ne pensa del ruolo che Giorgia Meloni sta svolgendo a livello internazionale, soprattutto nel rapporto con gli Stati Uniti d’America?
Penso che Giorgia Meloni stia facendo del suo meglio, soprattutto rispetto alla complessa situazione che stiamo vivendo a livello mondiale. È forte. E lei e il Presidente Trump hanno un ottimo rapporto. Ma il problema è che ci sono moltissime persone a Bruxelles, nell’UE e in Italia stessa, che stanno cercando di demolirla. Ma è ovvio che sia diventata una leader del conservatorismo italiano e in tutta Europa. Insomma, è una vera leader. Quindi penso che il rapporto si rafforzerà, e penso che questo sia solo l’inizio di una relazione e di un legame ancora più saldo che Italia e Stati Uniti potranno costruire insieme.