Concorso per dirigenti scolastici 2017, Zucconi (FdI): “Necessario un emendamento per sanare gli errori delle commissioni”

Una bruttissima pagina della storia dei concorsi pubblici, quella del concorso per dirigenti scolastici del 2017,  piena di ricorsi ed errori fin dall’inizio.

Fu chiaro da subito infatti che il Ministero (ex MIUR) non avrebbe rispettato il bando di concorso da esso stesso emanato: dalla trasformazione del “corso/concorso” in “concorso” allo stravolgimento dei criteri di valutazione dei candidati, dall’estensione degli incarichi dirigenziali agli idonei “non vincitori” con la “lievitazione” dei posti messi a bando (da 2425 a 3420, circa 1000 in più di quelli banditi, Ministra compresa), fino ai dubbi in merito al depennamento dei rinunciatari.

In mezzo, oltre 2 000 ricorsi al Giudice Amministrativo, 6 Procure della Repubblica che indagano per ipotesi di reato ascrivibili ai singoli commissari. Insomma, una class action che investe il mondo della scuola e la stessa Azzolina,  idonea con 0 ad informatica ed insufficiente ad inglese, a significare la superficialità con la quale un Ministero ha condotto e guidato un passaggio così delicato.

Stiamo parlando di professori che hanno dedicato notti, famiglie, svaghi, denaro, alla scuola; persone, talvolta, al servizio di reti di scuole, professionisti che supportano quotidianamente i dirigenti nelle scuole.

I vari Comitati, nati per informare l’opinione pubblica delle nefandezze perpetrate, chiedono oggi al Ministero di prendere atto degli innumerevoli errori commessi dalle commissioni giudicatrici e di proporre al più presto una soluzione ragionevole.

Come ragionevole appare la proposta dei ricorrenti (oltre 2 000): dare una seconda opportunità a chi ha ravvisato irregolarità tali da sfociare nel reato, risarcire chi ha ingiustamente avuto assegnato un giudizio da persone “assenti” dalla sede d’esame o rendere giustizia a fronte di griglie di valutazione contenenti punteggi “inventati” (valutazioni oltre il limite previsto dal bando del concorso: es. “3” quando il massimo previsto è “2”).

Ad oggi, la proposta emendativa del corso con prova finale è ancora presente nei lavori del Parlamento, dopo non essere passata per un solo voto nel decreto scuola di giugno: ci si renda conto quanto prima degli errori commessi e si trovino celermente soluzioni ragionevoli.

Riccardo Zucconi, Deputato Fratelli d’Italia

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