Lo scorso 23 e 24 marzo si è tenuta l’ultima riunione del Consiglio Europeo, che ha approvato in gran parte la bozza di conclusioni su cui si è lavorato in precedenza e in merito alla quale il Presidente Meloni aveva dichiarato di essere soddisfatta.
Nelle conclusioni finali il Consiglio Europeo ha affrontato principalmente tre grandi temi, ovvero quello della crisi ucraina, della crisi energetica, della competitività del sistema economico europeo. In aggiunta a questi si è dibattuto delle relazioni esterne (in particolare, situazione della Turchia e della Siria, della Serbia e del Kosovo e del quadro Windsor) e, fondamentale, della crisi migratoria.
Per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino, il Consiglio ha ribadito la propria posizione a sostegno dell’Ucraina, con la ferma condanna dell’azione russa. I leader europei hanno altresì la notizia del mandato d’arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale a carico del Presidente Vladimir Putin. Si è infine sottolineata l’importanza di un supporto all’Ucraina per la ripresa e la ricostruzione del Paese oltre a riaffermare la volontà di sostenere la Moldavia con un pacchetto di aiuti specifico per rafforzare la sicurezza, la stabilità, la situazione economica ed energetica del Paese, che risulta essere estremamente strategico all’interno del conflitto e che di conseguenza necessita di una speciale tutela per arginare le mire russe sul territorio.
Sul tema della competitività economica il Consiglio ha riconosciuto i vantaggi portati dal mercato unico in termini di crescita e competitività̀. Il Consiglio ha sostenuto la necessità di focalizzarsi sull’applicazione delle norme del mercato unico e sull’eliminazione degli ostacoli, come proposto nella comunicazione della Commissione sul mercato unico a 30 anni. Ed è proprio alla Commissione che è stato chiesto di procedere in merito all’implementazione delle competenze, del percorso di transizione digitale ed ecologica e della realizzazione di un contesto normativo più favorevole (in particolare sul tema della flessibilità di accedere ai fondi).
Sulla questione energetica il Consiglio ha invitato la Commissione e agli Stati membri di garantire un progetto a lungo termine che garantisca una sicurezza energetica in vista del prossimo inverno, anche attraverso strumenti quali quello dello AggregateEU.
Infine, si è portato al centro del dibattito l’annosa questione migratoria, proprio su impulso dell’Italia. In sede di Consiglio europeo la tematica è stata finalmente affrontata secondo un’ottica europea, dopo le conclusioni adottate dal Consiglio Europeo straordinario del 9 febbraio 2023, quando si era verificato un primo cambio di approccio da parte dell’Europa alla questione. L’attuazione delle Conclusioni di febbraio sarà ulteriormente riesaminata a giugno e l’Italia vigilerà affinché quanto disposto venga effettivamente realizzato.
Nel complesso, il quadro che è emerso al termine dell’incontro tra i leader europei sembra decisamente positivo dal punto di vista italiano. Perché tutti i punti affrontati hanno confermato in larga parte ciò che il nostro Governo sta attuando e sta sostenendo da cinque mesi a questa parte.
In particolare, il fatto che si sia verificato un cambio di passo nei confronti della migrazione è un traguardo importante e a cui si è arrivati soprattutto grazie alla spinta italiana. La centralità che la questione migratoria ha raggiunto in seno all’Ue ben rappresenta come le istanze italiane siano ascoltate e come, soprattutto, siano tenute in considerazione e abbiano una loro consistenza a livello europeo. Sarebbe stato “impensabile fino a qualche tempo fa” parlare di immigrazione in termini di una risposta europea condivisa e univoca.
Anche in tema di energia la spinta italiana è stata cruciale, ed è anche grazie a questo contributo che si è giunti a fissare un tetto massimo al prezzo del gas. Un obiettivo, questo, che la sola Italia sta portando avanti sin dai suoi primi giorni, attraverso l’istituzione di rapporti politici e diplomatici che rendono sempre più possibile anche il famoso Piano Mattei e quella volontà di divenire un hub energetico indipendente e capace di fornire varie fonti energetiche all’intero continente, di raggiungere, insomma, una diversificazione delle fonti energetiche rispetto al potere russo.
Altro passo fondamentale che è stato fatto in Europa è quello riguardante la visione stessa di Europa. Una Europa che quindi, così come più volte sostenuto, non deve mirare solo alla sua stabilità, ma che deve agire in un’ottica di crescita. Ed è proprio a questo che sono rivolte le ultime conclusioni elaborate.
Necessario ricordare anche il bilaterale Italia-Francia che ha avuto un esito soddisfacente per entrambe le parti, che si sono dichiarate soddisfatte.
Il che è emblematico di una capacità dell’esecutivo italiano di agire in maniera lucida e competente anche su fronti politici spesso ostili.
Sono state discusse tematiche rilevanti quali la riforma del patto di stabilità e crescita, il settore energetico, il sostegno all’Ucraina, la politica industriale europea e migrazione. Proprio su questi ultimi due punti i leader si sono trovati a condividere interessi comuni, e in particolare sulla questione tunisina il presidente Macron ha condiviso le preoccupazioni italiane e ha confermato di voler lavorare insieme per la stabilizzazione del paese e conseguentemente contribuire ad arginare i flussi migratori.
Pertanto appaiono piuttosto singolari le accuse, a volte anche gravi, rivolte al Governo Meloni. A partire da chi richiede di fermare l’invio di armi in Ucraina, di fermarsi , quasi ad indicare che la maggioranza di governo voglia la guerra, che la fomenti in qualche modo. Una accusa gravissima e che non tiene in conto che le condizioni minime per avviare le trattative sono la cessazione delle ostilità, il ritiro delle truppe russe, la restituzione a Kiev dell’intero territorio. Ed è questo che il nostro Paese sta sostenendo con ogni sforzo. Fermarsi in questo caso significherebbe letteralmente lasciare l’Ucraina nelle mani di Putin.
Le conclusioni adottate non sono delle mere dichiarazioni di intenti, come è stato detto in più di una sede, ma rappresentano un vero e proprio passo in avanti per quello che è il futuro dell’Europa e quindi dell’Italia.
Dopo anni di stallo dunque appare significativo che le istanze le necessità italiane siano riuscite ad imprimere una svolta. Un cambiamento che intende essere decisivo soprattutto in termini di rapidità ed efficacia delle azioni concordate, che poi dovranno certamente trovare attuazione nella realtà. La Commissione è stata chiamata ad agire, così come il suo stesso ruolo reclama, e stavolta l’Italia non rimarrà di certo a guardare, ma giocherà un ruolo di primo piano, vigilando sul suo operato ed agendo nell’interesse del popolo italiano.