Un appello alla responsabilità. “Un invito”, così come definito da lui stesso: un invito fatto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “con garbo” ma “con determinazione” a eleggere, finalmente, dopo 11 mesi di attesa e di ritardo, un giudice della Corte costituzionale, la cui nomina è attesa, appunto, dallo scorso novembre. L’accordo sul nome giusto non è mai arrivato, servono 363 voti, tre quinti delle Aule parlamentari, e la faccenda inizia a farsi veramente interessante per svariati motivi: il primo, certamente, è che il ritardo nella elezione del nuovo giudice potrebbe avere effetti negativi proprio sulla Corte, che a dicembre vedrà andare via altri tre giudici, e quindi si rischierebbe di avere soltanto 11 giudici effettivi dei 15 previsti dalla Costituzione. La seconda questione è prettamente politica e riguarda il mai nato campo largo: come si comporterà, questa volta, il centrosinistra? Affronterà i suoi timori e riuscirà a compattarsi?
L’ennesimo Aventino senza senso
I presupposti dicono che sì, nel centrosinistra oggi, giornata del voto, ci sarà compattezza. Ma probabilmente dalla parte sbagliata: l’intenzione sarebbe quella di un nuovo Aventino, disertare l’Aula, ancora una volta. Una scelta che non tiene conto certamente dell’invito di Mattarella alla responsabilità e che, da un diverso punto di vista, potrebbe rivelarsi di nuovo fallimentare. Solo pochi giorni fa, infatti, un appello all’Aventino, sulla base di una sorta di accordo verbale tra i leader del centrosinistra, andò completamente a vuoto: nell’elezione dei membri del Consiglio di amministrazione della Rai, il Pd, insieme al fu Terzo Polo, non si presentò alla votazione, mentre Alleanza Verdi Sinistra e Movimento Cinque Stelle, la nuova mini-alleanza in seno al campo largo, decise di boicottare l’accordo e presentarsi lo stesso, riuscendo a eleggere due loro riferimenti nel nuovo Cda a viale Mazzini. Schlein accusò di irresponsabilità Conte, la cui presenza in Aula segnò solo l’ultima di tante fratture sorte nel centrosinistra. Che qualcosa di simile accada anche oggi, certamente non è escluso. Anche perché non presentarsi alle votazioni parlamentari per protestare contro il centrodestra soltanto perché già si sa di non avere i numeri per battere la compattezza della maggioranza, non costituisce una strategia sul lungo termine vincente, né tantomeno responsabile: che ruolo ha una minoranza se non si presenta ai lavori parlamentari? Viene svilito il suo senso di controllo democratico e di costituzionalità degli atti di maggioranza. Non presentarsi in Aula e accusare continuamente il governo di totalitarismo sono cose che, se compiute contemporaneamente, non hanno un briciolo di senso. L’esempio arriva da Pier Ferdinando Casini che, pur essendo stato eletto tra le file dei dem, ricorda ai suoi che presentarsi in Aula e votare un giudice della Corte costituzionale, “è istituzionalmente doveroso”.
Richiamo alla responsabilità
Alla sinistra non piace, probabilmente, il nome proposto dal centrodestra, quello di Francesco Saverio Marini, già noto per essere la mente che ha strutturato la riforma del premierato. E non piace neppure il fatto che, con alcuni nuovi ingressi, la maggioranza potrebbe avere i numeri per farcela da sola. Detto ciò, resta l’appello di Mattarella, recepito senz’altro dal centrodestra ma, a quanto pare, niente affatto dalla minoranza. Al monito del Capo dello Stato, è seguito quello di Lucio Malan e di Tommaso Foti, presidenti dei senatori e dei deputati di Fratelli d’Italia: “L’elezione del giudice costituzionale mancante oramai da parecchi mesi, dopo sette votazioni infruttuose, dovrebbe suggerire a tutti – hanno fatto sapere ieri – di dare seguito domani all’esortazione del Presidente della Repubblica che, in occasione della cerimonia di consegna del ‘Ventaglio’ da parte dell’Associazione stampa parlamentare, ebbe ad affermare: ‘Non so come lo si vorrà chiamare: monito, esortazione, suggerimento, invito. Ecco, invito, con garbo ma con determinazione, a eleggere subito questo giudice‘. Un’elezione tanto più urgente solo che si pensi che altri tre giudici di dicembre saranno in scadenza a dicembre, con il rischio di una Consulta composta – hanno concluso – solo da 11 membri effettivi”.