Conte, Arcuri e il vizio del bavaglio alla stampa non conforme.

“Se lei pensa di poter fare meglio, la terrò presente” e il Satrapo Conte liquida così, sgarbatamente, un giornalista che in conferenza stampa chiedeva conto dell’operato di Domenico Arcuri.
Non è nuovo il Presidente del Consiglio a queste intemperanze, rispose infatti stizzito ad una giornalista che gli chiedeva perché non fosse stata istituita una zona rossa a Bergamo: “Se lei un domani avrà responsabilità di governo scriverà i decreti”. Quindi nulla di nuovo sotto il sole rispetto alla presunzione ed alla saccenza con cui viene trattata la stampa che dissente. E’ grave sì, gravissimo che in democrazia si uccida il dialogo con i media, rispondendo solo alla corte mediatica asservita al potere e che il dissenso venga ammutolito con disprezzo e derisione.
E questo sarebbe già di per sé bastevole a scrivere un trattato su quanto questo Governo sia ormai in pieno delirio di onnipotenza.
Ma se si ascolta con attenzione il resto della dichiarazione resa da Conte, svanisce la sensazione che si sia trattato solo di un afflato di megalomania ed emerge la convinzione che il Presidente del Consiglio abbia sapientemente aizzato la polemica sulla forma irrispettosa della risposta per celarne il merito. Conta ha espressamente detto: i numeri parlano chiaro, Arcuri ha fatto un gran lavoro in un momento in cui era impossibile trovare un respiratore ed una partita di mascherine.
Falso. Tutto patentemente falso. L’attività svolta da Arcuri è stata tutt’altro che trasparente e virtuosa. E potremmo fare miriadi di esempi, ma a vantaggio della sintesi ci limiteremo a riprendere e smentire le dichiarazioni di ieri.
Sulle mascherine, rammentiamo i pasticci combinati tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, quando proprio Arcuri, dopo l’insurrezione dell’Ordine dei Medici, era stato costretto a ritirarne una partita di oltre 600mila pezzi arrivati dalla Cina e che non erano idonei all’uso sanitario. Mille scuse e tutto chiuso con un comunicato stampa. Poi la recente e accesa polemica con i farmacisti: Arcuri fissa il “prezzo di stato” a 50 cent., le mascherine improvvisamente spariscono dal mercato e lui incolpa i farmacisti definendoli speculatori. E’ sempre colpa di qualcun altro, ma per sapere cosa sarebbe accaduto con un provvedimento del genere, adottato senza concertazione con le categorie, gli sarebbe bastato leggere i promessi sposi. Il prezzo del pane imposto dal governatore di Milano in piena carestia portò ai tumulti di San Martino, e qui ci siamo andati assai vicini.
Conte poi tocca la faccenda dei ventilatori per incensare il suo indifendibile pupillo e qui si apre uno spaccato inquietante.
Ed infatti, solo pochi giorni fa, seguendo diligentemente un copione scritto dallo stesso ghostwriter del Presidente del Consiglio, il Commissario Arcuri aveva pesantemente maltrattato una giornalista che gli chiedeva conto di una grave ingerenza nell’attività dell’Agenzia delle Dogane.
I fatti come riportati dalla giornalista:
Nel mese di marzo le Dogane bloccavano prima una partita di dispositivi sanitari destinati al Sud Africa e successivamente, con un altro sequestro, bloccavano al porto di Prà l’esportazione di tubi endotracheali, componenti necessarie dei ventilatori prodotti dalla Medtronic Italia Spa. Questo perché l’esportazione di materiale sanitario in pandemia è un reato. Ebbene, lo zelante Arcuri, dapprima tenta di sbloccare i sequestri e poi scrive di suo pugno una nota al Direttore dell’Agenzia delle Dogane chiedendo “di non procedere ad alcuna requisizione pro futuro di merce importata ed esportata in nome e per conto della società Medtronic Italia SpA”. La risposta di Arcuri alla giornalista ha del surreale, prima di dileggiarla e di sviare la conversazione chiedendole addirittura se fosse romanista o laziale, Arcuri aveva affermato che i pezzi di ricambio per i ventilatori erano più che sufficienti a garantire il fabbisogno nazionale.
E dunque ci chiediamo se abbia mentito Il Commissario per l’emergenza o il Presidente del Consiglio ieri sera, quando tra i successi di Arcuri ha sbrigativamente inserito proprio la capacità di approvvigionare le strutture sanitarie di ventilatori che sarebbero stati introvabili.
Ancora arroganza, ancora presunzione, ancora aggressività per celare le falle e le ombre di un’ attività che in questi mesi è apparsa a tratti inutile ed a tratti più che dannosa: in Italia le mascherine sono state un problema sin da subito e seguitano ad esserlo, stessa cosa per i ventilatori, che non erano sufficienti a garantire il fabbisogno degli ospedali. Tutto il resto è propaganda.
Ma sono stati sovvertiti tutti gli schemi e ormai non ci si stupisce quasi più di nulla.
Se occorre nominare commissari, espertoni, professori e commissioni, per affrontare quella che non è più una situazione emergenziale, ma dopo tre mesi è diventata strutturale, cosa volete che sia il bavaglio messo sulla bocca della stampa non conforme? Se la responsabilità non è mai di chi dovrebbe assumersela, ma sempre di qualcun altro, i cittadini, le categorie, i magistrati e i governatori non allineati, cosa volete che sia se si chiudono i microfoni dei coraggiosi che ancora vorrebbero raccontare la verità? Se le Camere sono diventate un circolo del golf a cui rivolgersi solo per schiacciare il bottone del Sì su provvedimenti sconclusionati e liberticidi, cosa volete che siano le offese di un boiardo di stato rivolte ad una preparata giornalista che con competenza faceva il suo lavoro?
E dunque sì, possiamo dire che anche il malcapitato di ieri sera avrebbe potuto fare meglio, tanto di Arcuri, quanto di Conte, quanto di tutte le squallide figure che attraversano il paese, saltando tra una task force e un consiglio di amministrazione, affacciandosi alle Camere solo per perpetrare quegli abusi di potere che rendono così misera la vita.

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