Conte, lo sbaglia “conti”, ora dà lezioni e attacca Meloni!

Dopo aver lasciato un buco nero nelle casse dello Stato, l’ex premier gioca a fare il professore e attacca Giorgia Meloni: peccato che a sbagliare i conti, prima (e ora), sia stato proprio lui

L’ex presidente del Consiglio, oggi leader indiscusso (e indiscutibile) del Movimento 5 Stelle, ha lanciato un nuovo attacco contro il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sfruttando l’intervento di quest’ultima all’assemblea annuale di Confindustria per scatenare una raffica di accuse sui social. 

Il tono è quello, ormai classico, del “populismo da tastiera”, condito da sarcasmo facile e una buona dose di memoria corta.

Conte ha definito Meloni “la regina delle televendite”, colpevole – a suo dire – di aver fatto un discorso vuoto e privo di proposte concrete per le imprese italiane. Parla di “assenza di ricette di rilancio” e ironizza pesantemente sulla frase “pensate in grande” usata dalla premier. Ma a forza di fare il professore, Giuseppi dimentica un dettaglio importante: i conti, quelli veri, li ha sbagliati proprio lui. 

Durante i suoi mandati a Palazzo Chigi, prima con la Lega e poi con il PD, Conte ha lasciato un’Italia economicamente in tempesta, impantanata nella burocrazia e in provvedimenti a pioggia che hanno generato più debito che sviluppo. 

La sua gestione del PNRR è stata farraginosa e priva di una visione strategica, tanto che il Governo ha dovuto modificarlo poiché risultava inadeguato. E non lo dice solo il centrodestra: lo dicono i tecnici, i dati, la Commissione Europea.

Uno dei simboli più evidenti del suo fallimento è il Reddito di Cittadinanza, misura-bandiera dei suoi governi. Presentato come un (se non “IL”) pilastro per la lotta alla povertà, si è rivelato un fallimento: non ha ridotto la povertà e non ha incentivato il lavoro. Al contrario, ha dato vita a un assistenzialismo passivo che ha prosciugato le risorse pubbliche, le truffe si sono moltiplicate e non ha fatto altro che inflazionare il fenomeno del “lavoro a nero”.

Ancora più disastroso è stato il SuperBonus 110%, una misura che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto rilanciare l’edilizia e migliorare l’efficienza energetica. Il risultato? Un buco nero da oltre 150 miliardi di euro nei conti pubblici, frodi e interventi solo su seconde case, villette e castelli. Sotto il governo Conte II, questo provvedimento è diventato il simbolo dello spreco e dell’incapacità di gestire le finanze pubbliche. 

Arriva poi a parlare della Transizione 4.0, rivendicandola come una “sua” misura – salvo dimenticare che fu Draghi a potenziarla realmente e che, sotto la sua gestione, fu invece resa poco efficace.

Sorprende (ma non troppo) anche il suo improvviso patriottismo europeo: l’ex presidente del consiglio critica l’attuale per il presunto asse franco-tedesco, parlando di interessi nazionali traditi, dimenticando però che lui stesso – nel lontano 1 febbraio 2019, all’indomani del vertice di Davos – non esitò a criticare, davanti a Merkel, il suo allora alleato Salvini, indebolendo de facto la posizione italiana nel contesto UE. Conte forse soffre di perdita di memoria a breve termine, come Dory, l’amica smemorata del pesce pagliaccio Marlin e di suo figlio Nemo? No, semplicemente convenienza politica.

Nel suo post Instagram, l’ex premier continua l’attacco elencando sarcasticamente una serie di difficoltà reali. Peccato che buona parte di queste criticità siano figlie delle decisioni (e/o non-decisioni) compiute durante i suoi mandati.

 

Che oggi si permetta di attaccare chi cerca di rimediare ai danni lasciati in eredità da lui e i suoi amici, suona quantomeno grottesco, se non ridicolo.

Il governo Meloni, pur tra mille ostacoli e nonostante la difficile congiuntura internazionale, ha già ottenuto risultati concreti: il PIL continua a crescere superando le attese, la disoccupazione continua a calare, i Fondi UE vengono gestiti pragmaticamente, e – soprattutto – l’Italia ha ritrovato il suo posto sullo scacchiere internazionale. I cittadini non hanno bisogno di chi pontifica a posteriori, ma di chi agisce con responsabilità e serietà.

Conte ha sbagliato i conti, nel vero senso della parola. Oggi, anziché immedesimarsi professore e dare lezioni, farebbe meglio a fare un esame di coscienza. Anche perché gli italiani – a differenza di quanto crede – non dimenticano.

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Michele Intartaglia
Michele Intartaglia
Michele Intartaglia, classe 2004, originario di Procida. Studente di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli.

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