E così il governo naviga a vista, ma non nel triangolo delle Bermuda, bensì in quello che da Piazza Colonna si unisce a Piazza Montecitorio per chiudersi su Piazza del Parlamento, tra vetrine scintillanti in vista del prossimo Natale e branchi di parlamentari grillini che tra una velina e l’altra comprano maglioncini di cachemire con cui pavoneggiarsi al paesello il prossimo 25 dicembre. I nostri eroi “dell’uno vale uno” svolteranno probabilmente questa fine d’anno e potranno brindare al 2020 ancora in carica, anche se non si sa per quanto altro tempo ancora. Del resto, sperare che questo esecutivo possa andare ancora avanti a lungo sarebbe stato come sperare che la Peste di Milano di manzoniana memoria durasse almeno un altro paio d’anni, magari con la scusa di insegnare meglio il lavoro ai monatti… non si sa mai.
Cominciamo con la manovra. Con essa i nostri eroi si sono superati. Non sapendo che pesci prendere, hanno subito immaginato che la maniera migliore per trovare qualche soldino fosse mettere nuove tasse o almeno alzare le aliquote di quelle che già ci sono. Ma certo questo non potevano dirlo e così, immaginando che gli italiani fossero tutti scemi – e del resto perché non pensarlo dopo che l’elettorato aveva regalato a Grillo oltre al 30% del consenso non molto tempo fa – e che quindi sarebbe bastato raccontare qualche favoletta affinché nessuno si accorgesse del raggiro. Perciò sotto con la nascita delle “tasse etiche”, sulla plastica e sullo zucchero che fa male ai grandi e ai piccini. Ti dicono che lo fanno per contenere l’inquinamento per la troppa plastica e le malattie legate al troppo consumo degli zuccheri, ma poi iscrivono a bilancio per la relativa tassa un introito pari a quello stimato dalle aziende se la tassa non ci fosse. Cari signori, delle due una! O si tratta di tasse etiche destinate a far diminuire consumi di plastica e zucchero dannosi, e allora gli importi che si dovrebbero ricavare sono di gran lunga inferiori al preventivato, oppure si tratta di nuove tasse e basta, che di etico non hanno nulla ma che concorreranno ad appesantire i conti di tanti italiani e a creare non poche difficoltà ad aziende che magari ora se la cavano per il rotto della cuffia. Insorge l’opposizione, E una volta tanto anche la gente fa capire di non gradire. Risultato? Con aria serafica il premier Conte fa sapereche momentaneamente le tasse sono state rinviate , che entreranno in scena prima o poi, sì, ma per ora non v’è certezza… chi vuol esser lieto sia… “Avete visto che non siamo il governo delle tasse?”, afferma candidamente Giuseppi. In sintesi, prima si inventano nuove tasse, poi le inseriscono in finanziaria, quando si accorgono di aver fatto una cavolata, procrastinano l’entrata in vigore delle stesse e si fregiano pure del titolo di “governo taglia tasse”. Sarebbe la migliore dell’anno se non fosse che c’è già quella sul MES che a detta della componente piddina del governo fa bene all’Italia, salvo che l’altra componente governativa e cioè i 5stelle, lo hanno sempre avversato come si evince facilmente anche dal loro molto pubblicizzato programma elettorale. Se non bastasse, di MES si era parlato anche sotto il governo giallo verde sempre presieduto dal ‘Giuseppi buono per tutte le stagioni’. Il leghista Claudio Borghi lo dice in aula: “Il mandato che” il presidente del Consiglio aveva ricevuto da Salvini e Di Maio “era di non firmare mai quel trattato […]Nessuno pensi che queste decisioni possono essere emendate in futuro. Il trattato è per sempre. E cosa farà quindi il nostro rappresentante? Abbiamo seguito da vicino la trattativa a giugno: il mandato era di non firmare mai quel trattato […] A questo punto, presidente, ci dica cosa non capiva, quando Molinari (Lega) le disse che l’evoluzione del Mes che si stava pensando era una follia e noi della Lega non lo possiamo accettare. Cosa non capiva? Ce lo dica!”. Poi Borghi ha continuato: “Cosa dobbiamo pensare quando l’abbiamo visto adagiato sui divanetti con la Merkel, Macron, Rocco Casalino… davanti a un bel giro di birre. Se li ricordava questi impegni che il Parlamento le aveva consegnato? Beh, certo. È anche colpa nostra che abbiamo dato la fiducia a questa persona. Perché se da Cavour e De Gasperi poi mandiamo a trattare con l’Europa Conte e Rocco Casalino cosa ci dobbiamo aspettare? Forse noi siamo ingenui, ma cosa dobbiamo pensare se ascoltiamo che il trattato è chiuso? Che lei presidente è un traditore. E il tradimento va sanato con la dignità”, ha quindi concluso il leghista.
Tutto qui? Vi piacerebbe. Ci sono in ballo anche le questioni ILVA e Alitalia. Con la prima, se tutto dovesse arenarsi, si rischiano 20.000 posti di lavoro, tra azienda e indotto su un territorio ormai avvelenato, dove l’aumento dei tumori dei bambini ha lasciato dietro di sé scie di orrore. La seconda è da decenni una ferita aperta, da risolvere non con le solite e sterili iniezioni di denaro dei contribuenti ma un serio piano industriale che rimetta in pista la compagnia di bandiera. Questioni difficili, spinose anche per ben altre menti rispetto a quelle dei nostri attuali governanti che forse, alla fine, si arrenderanno e preferiranno andarsene da soli prima che gli italiani li vadano a prendere con i forconi. I ‘forconi’ quelli tradizionali, non quelli dell’ennesimo movimento …