COP30: Foresta Amazzonica asfaltata per salvare il clima

Ci risiamo: il circo dei salvatori del pianeta sta per tornare in scena. Stavolta tocca a Belém, Brasile, ospitare il COP30 nel novembre 2025, il vertice sul clima che dovrebbe fermare la catastrofe ambientale. Peccato che, per accogliere i 70.000 delegati da 193 paesi, si stia asfaltando la foresta amazzonica. Sì, avete letto bene: 68 ettari di vegetazione abbattuti per una nuova autostrada a quattro corsie, la Avenida Liberdade. Il tutto mentre ci raccontano favole su emissioni zero. Roba da matti.

Un’autostrada sul polmone verde

Il governo brasiliano non ha badato a spese: 81 milioni di dollari per rifare il look a Belém, con tanto di aeroporto ampliato e una strada che taglia l’Amazzonia come un coltello. Lo dice la BBC: per prepararsi al summit, si è sacrificata una fetta di foresta che assorbe CO2 e regola il clima globale. Gli ambientalisti locali gridano allo scandalo, ma tanto chi li ascolta? L’importante è che i potenti arrivino comodi, mica che la foresta respiri.

Jet e navi: il clima può aspettare

E come ci arrivano a Belém questi eroi del clima? In aereo, chiaro. Voli internazionali da Europa, America e Asia, tutti a cherosene aeronautico, che da solo vale il 2-3% delle emissioni globali. Un biglietto Londra-Belém, con scalo, scarica in atmosfera 1,5-2 tonnellate di CO2 a testa. Poi ci sono i voli interni, i bus e magari qualche jet privato per i soliti noti. Non dimentichiamo le navi da crociera, pronte a fare da hotel galleggianti: alimentate a olio combustibile pesante, inquinano più di un’orda di TIR. Altro che sostenibilità: qui si viaggia alla vecchia maniera, coi fossili.

Ipocrisia in salsa verde

Il paradosso è servito: si abbattono alberi per parlare di clima, si vola e si naviga a tutto gas per promettere un futuro pulito. Il COP30 sarà una passerella di belle parole, con l’Amazzonia che paga il conto. E non è un caso isolato: al COP26 di Glasgow, i voli dei delegati hanno prodotto 102.500 tonnellate di CO2, quanto emette un paese intero in un anno. A Belém sarà lo stesso copione, con l’aggiunta di una foresta sventrata.

Smascheriamo il bluff

Basta con le chiacchiere: se il clima è una priorità, perché non fare un vertice virtuale? Perché non imporre mezzi a basse emissioni? La risposta è semplice: conta più la foto di gruppo che la coerenza. Intanto, per ogni ettaro asfaltato e ogni volo prenotato, il pianeta affonda un po’ di più. Altro che COP30, chiamiamolo pure “Conferenza dell’Ipocrisia”.

Sveglia, italiani: questi sono i paladini che dovrebbero salvarci.

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