“’Al Ministero della Salute esiste una delle direzioni più deboli, più che altro delle figure di riferimento che io ritenevo meno adeguate nel momento in cui si gestisce un’emergenza. Le faccio un esempio: durante la pandemia molto spesso non riuscivamo a collegarci in videoconferenza, perché i sistemi saltavano e dovevamo spegnere il video. La direzione della prevenzione non era particolarmente strutturata, la direzione dei sistemi informativi non ci supportava come era necessario in quel momento. Non c’era una regia nazionale sulla comunicazione, non ho memoria di concordamenti di comunicazione regionali’.
Queste le parole che emergono dai verbali oggi desecretati del dottor Andrea Urbani, ex direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute e membro della task-force coronavirus. Tali parole fanno emergere un quadro impietoso della gestione della pandemia da parte dell’allora governo Conte II e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza. È sconcertante scoprire che non vi fosse alcuna regia nazionale sulla comunicazione e che la direzione della prevenzione non fosse strutturata. Vi era una totale inadeguatezza nell’affrontare la crisi sanitaria in arrivo tanto che, per non allarmare i cittadini, l’allora governo presieduto dal capo dei 5Stelle scelse di basare la propria comunicazione sulle poche, frammentate e probabilmente poco attendibili informazioni che arrivavano dalla Cina. Urbani, con la sua testimonianza in commissione Covid, conferma che non eravamo ‘prontissimi’ come diceva l’allora premier Giuseppe Conte. È doveroso, quindi, accertare se l’improvvisazione con cui è stata gestita la pandemia abbia avuto una incidenza sui decessi anche alla luce dei principi sanciti dalla Cassazione a Sezioni Unite secondo cui il reato di epidemia può configurarsi anche per fatti omissivi”.
Così in una nota la deputata Alice Buonguerrieri, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Covid