Covid, i familiari delle vittime ascoltati in commissione: “Privati di ogni dignità”. Conte impietrito

Ieri è stata la giornata dei familiari delle vittime da Covid, ascoltati in una delle prime sedute della commissione d’inchiesta sulla pandemia voluta dal centrodestra. Testimonianze e denunce da brividi, che raccontano il buio, il terrore, lo spavento e la totale disorganizzazione di quei mesi. Prima, seconda, terza ondata, non c’è differenza: dai racconti dei familiari delle vittime trapela la forte pressione mediatica che i cittadini italiani hanno subito e che hanno portato a scelte che, con il senno di poi, potevano essere evitate. Come recarsi in ospedale appena comparsi i sintomi, anche se minimi: molti di quelli che vi hanno fatto accesso, non sono più tornati indietro, reputati indegni persino di un ultimo saluto. “Ecco che cosa erano i nostri cari: dei piedi, con un cartellino attaccato. Corpi nudi, chiusi in una busta di plastica, privati di ogni dignità”: il racconto di Eleonora Coletta, avvocato del Comitato Verità e giustizia vittime Covid Moscati di Taranto. Un frammisto di disperazione, di rassegnazione, ma anche di ira verso chi avrebbe potuto, e avrebbe dovuto, agire diversamente: “Chiediamo si faccia chiarezza, che le responsabilità emergano”.

L’allarmismo di quei mesi

L’audizione si è svolta proprio davanti a Giuseppe Conte che, con un colpo di coda, ha fatto dimettere i rappresentanti del Movimento Cinque Stelle precedentemente designati per entrare, lui stesso, nella commissione. Il centrodestra sostiene che lo abbia fatto soltanto per non essere chiamato in audizione, visto che i membri delle commissioni d’inchiesta non possono farlo. Sulla sua incompatibilità, dato il suo incarico da Presidente del Consiglio all’epoca dei fatti, a quanto pare si sta decidendo. Ma almeno la sua presenza in commissione ha permesso ai familiari delle vittime di rivolgersi a lui e a porgli direttamente delle domande: “Con quale criterio si è stabilito che cosa fosse scientifico o meno?” è una delle tante, come pure: “Perché nei comitati scientifici non sono stati inseriti i medici che offrivano cure, e sono stati messi solo coloro che generavano allarmismi?”.

Il tema dell’allarmismo è ricorrente: “Se non ci fosse stato il clima di terrore nel quale abbiamo vissuto – ha detto Coletta – mai saremmo andati in ospedale per una febbre a 38/39 o per la tosse. Invece ci hanno inculcato che il covid non aveva cura, che dovevamo diffidare gli uni degli altri, che dovevamo stare in vigile attesa, che l’unica soluzione era correre in ospedale. Questo nella prima, nella seconda, nella terza ondata, quando era chiaro che il virus andava aggredito subito”.

Spaventosi abbagli

La gestione della pandemia è stata fallimentare per diversi motivi. In primis perché si è stati lenti a recepire l’importanza del pericolo. O meglio, probabilmente è stata ignorata per restare nella normalità quanto più tempo era possibile, dovendo poi correre ai ripari con una sanità disastrata e impreparata. “Possedevamo i piani e le capacità necessarie indicate dall’Oms nel Regolamento sanitario internazionale per rispondere efficacemente a questa minaccia? – si è chiesto Consuelo Locati, dell’associazione Sereniesempreuniti – Abbiamo osservato le disposizioni in materia emesse dall’Ue nel 2013 con la decisione del Parlamento europeo e del Consiglio n. 1082/2013? È un no su tutta la linea, sebbene il presidente del Consiglio avesse assicurato la popolazione che eravamo “pronti, anzi, prontissimi””. Il covid era già entrato in Italia, i primi casi a metà/fine gennaio. Le prime raccomandazioni per la salute sono arrivate a fine febbraio, la decisione di chiudere a marzo. Un mese e mezzo di ritardo, e il covid proliferava e vagava già indisturbato in tutto lo Stivale. “Una serie di spaventosi abbagli, visto che il nemico era già da diverse settimane entrato in città senza essere stato rilevato”.

Fallimentare anche l’uso di strategia di cure alternative, totalmente e deliberatamente ignorate: “La prescrizione generale era “paracetamolo e vigile attesa” – ha detto Sabrina Guarini, presidente del Comitato nazionale familiari vittime Covid –. Un uso del plasma iperimmune avrebbe evitato circa 200mila ospedalizzazioni e migliaia di decessi, ma diversi di noi si sono visti negare l’accesso a questa terapia”. Anche per questo, è necessario fare chiarezza su uno dei periodi più bui di questa Nazione.

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3 Commenti

  1. Bisognerebbe anche fare una statistica delle miocarditi anche in giovane età e con decessi, pericarditi, malattie autoimmuni anche invalidanti, incremento dei tumori in persone giovani (tanti tumori della mamella in donne trentenni o quarantenni) che sono accadute dopo il periodo di vaccinazione collettiva. E confrontare queste statistiche ocn quelle degli anni pre-covid. E’ l’unico modo per capire se ci sono stati degli effetti avversi che ancora oggi gran parte dei medici negano o nascondono. Credo chiunque di noi conosce persone che hanno avuto effetti come quelli menzionati anche se in gran parte sono stati “classificati” come generati da altra causa. E’ importante farlo perchè quello che è accaduto non deve ripetersi mai più.

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